Agosto 2007 al campo giovani

Agosto 2007 al campo giovani
Una signora barba!!

giovedì 22 dicembre 2011

Male in vacche, peggio in buoi? Eh, no!

Beh, sì, ho cambiato parrocchia: da Marìa Estrella de la Evangelizaciòn a San Lucas Evangelista (4 chilometri più in là in linea d'aria...  Anche se in macchina per la strada sono 8...).. Però questa, oltre che una parziale "disculpa" per i miei abissali ritardi nello scrivere, è un'altra storia...

Oggi volevo cominciare con una storia da bancarelle e da fine ottocento, per arrivare al Natale di Betlemme passando per Quito.

Madonnina che gioca!


Passando per il centro di Quito, vicino alla Basilica del Voto Nacional, in una botteghetta di libri usati ho trovato e subito comprato per pochi dollari un libro italiano del 1881: il "Lessico dell'infima e corrotta italianità". È un dizionario divertentissimo e interessantissimo in cui Cesare Arlìa e Pietro Fanfani commentano polemicamente le parole entrate nell'italiano da altre lingue (soprattutto il francese).
Per curiosità e vostro diletto ("Piacere e consolazione di una certa durata") eccovi qui un lemma:


KRACH
O che è egli questo vocabolaccio ostrogoto? dimanderà il lettore. Poichè siamo al tempo che sapete voi, e tutto si ha prendere dalla Magna, come un tempo dalla Francia, Krach vuol dire Scoppio. A qual significato sia tirato con le tenaglie, sentiamolo dal signor Errera (Nuova Antol., Vol. XXV, pag. 417): «Lo sfacelo che avvenne in quel tempo (1873-74) nelle Borse di Commercio si disse con parola onomatopeica il Krach; e questo nome, accolto ormai dagli economisti (E che non accolgono questi bravi signori?) significherà pel vecchio e pel nuovo mondo (ed anche per altri siti, come dice il dottor Dulcamara) una speciale vicenda di dolori, di disinganni, di fallimenti, di ladroneggi, di risse e di suicidii.» E scusate se è poco! S'intende che tutto ciò è uno de' frutti della civiltà. O che ne' tempi andati non ci furono farabutti simili a questi descritti quassù? Altro se ve ne fu! ma per indicarli ci avevano il nome proprio, quello di Barattiere, e la loro operazione dicevasi Barattería. Dante te li bollò ben bene (Inf., C. 22). Ma quelli non erano tempi civili; oggi la Barattería è il Krack! Benone!
Ma sento oppormi da uno: O Dante non disse:
Non avría pur dall'orlo fatto cricc?
Se Dante usò la voce onomatopeica, o, per dirla italianamente, imitativa, lì torna d'incanto, perchè e' volle imitare il suono del ghiaccio quando si spezza; ma nel caso di uno Sfacelo, di uno Sfasciamento, di uno Sfasciume, d'istituti di pubblico credito, come il caso seguìto negli anno 1873 e 74, qual suono si sentì? Nessuno: dunque una di queste tre voci avrebbe ben metaforicamente rappresentato, e rappresenta bene l'idea, perchè significano Grande rovinale prime due, e la terza una Moltitudine di rovine


Perdonate, ma quando l'ho letta, mi ha fatto impressione: sembra descrivere la crisi economica di oggi con annessi e connessi... Il crollo di banche che diventa una speciale vicenda di dolori, disinganni, fallimenti ladroneggi, risse e suicidi.. Era già successo in Italia, pensate nel 1873-74!, è successo in Ecuador nel 1999 (e ha portato alla dollarizzazione), sta continuando a succedere con più forza da pochi anni portando a sofferenza nei fratelli greci, cassintegrazioni, sofferenze e sacrifici per tutti ... Un'economia che da parecchio fa rima con oligarchia, aumento della povertà, diminuzione dell'ottimismo...
"ci risvegliammo più vecchi e stanchi, amaro in bocca, cerchio alla testa... " cantava Guccini nel 1994...
"Male in vacche e peggio in buoi!" (proverbio citato alla voce "deragliare" del suddetto lessico dell'infima e corrotta italianità)

Quanti musi lunghi e lamentele... Quanto bisogno di sorrisi!

Mi pare che la SPERANZA si stia spegnendo... La fede-fiducia nel futuro si fa incerta...
La carità resta forte come esigenza per chi crede, perchè si fanno più evidenti le situazioni di bisogno...

A Betlemme in un barrio chiuso (per un censo: molti andavano a farsi registrare perchè l'impero romano voleva evitare l'evasione fiscale!)  si riaccende la Speranza: proprio in questa realtà di Krach, se lo cerco, se lo cerchi, nasce Gesù, l'Emmanuel...
Noi ci appiattiamo sul presente e sull'io... 
Dio, invece, si apre all'umanità, rompe il cielo e scende per aprire la storia.
Dio, se così si può dire, esce da se stesso per stare con noi. Che bello!!!
Scende nei barrios Nord di Quito dove lavoriamo e accende non solo la gioia per quattro regali, ma per il fatto che Lui non si dimentica e si fa vicino all'uomo, alle famiglie che piangono per problemi economici, relazionali, ferite difficili da rimarginare...


Male in vacche e peggio in buoi? Eh, no! 
C'è l'agnello di Dio che riporta luce, riaccende la speranza e ci aiuta a "mirar adelante", anzi arriba! Possiamo guardare avanti solo guardando in su, a Lui.

Agnello


Un canto di avvento qui dice: "Al mundo le falta (manca) cielo, al mundo le faltas Tù": mi pare proprio una bella constatazione-preghiera... 

Angioletto cullando il Bambin Gesù appena "sottratto" a Maria
(dovremmo "rubarglieLo" anche noi!)
 

Certe volte, guardandomi in giro, mi sento proprio come una "piccola stella senza cielo" (Ligabue) o meglio come un cielo, ma senza molte stelle... Ma grazie a Dio "Viene nel mondo la Luce vera, quella che illumina ogni uomo"... Sarò/saremo capaci di riconoscerla e accoglierla?
Buon Natale
Mauro



mercoledì 20 aprile 2011

Pascua ... e tombini


Guardatelo bene: è un tombino... Quello dietro casa

Un tombino intasato, per la precisione.
Un tombino intasato da circa 2 tonnellate di detriti...
Un tombino intasato dice che qui nel nord di Quito è inverno, cioè piove...
Un tombino intasato dice che i sistemi di fognature non sono stati ben pensati (boia can!) e che siamo in un settore con molte pendenze...
Un tombino intasato di sabbia, ghiaia e sassi dice che questa parte di città è in costruzione: molti fuori casa hanno il mucchio di sabbia per costruire il secondo piano, molte strade (sempre meno per fortuna!) non sono ancora pavimentate e quando cade acqua si strassina a valle tutto quel che trova

Un tombino si intasa perchè una pietra, o una borsetta, o una bottiglia di plastica, o un sacchetto delle patatine buttato per strada, trascinati dalla "piena", si fermano di traverso sulla grata o sul tubo e bloccano il deflusso del fiumetto di acqua e melma...

Un tombino intasato crea problemi: acqua e fango in casa e chiesa...

Quindi bisogna spalare e riempire regolarmente una trentina di carriole per tenere puliti i tubi. Ogni carriolata sono una quindicina di "badilate"... Ogni badilata sono 5-6 Kg

Svuotare il tombino è diventato il nostro sport: non quotidiano, però frequente.

Il tombino è buona immagine della vita di tanti in questa periferia: tante cose piccole che bloccano tutto e creano grandi problemi. Quel che fa vivere in croce non sono, spesso, macigni enormi, ma tanti piccoli sassi a cui non facciamo attenzione...

Come una borsetta di plastica tappa il tubo, così la mancanza di comunicazione in tante coppie, il lasciare a domani il dialogo, chiarimenti, gesti di affetto, blocca poco a poco i tubi della relazione.

Come una pietra di sbiego tappa, così rimproveri frequenti e non motivati fatti ai figli o addirittura castighi picchiando (troppo frequenti!) interrompono la confidenza, la fiducia e anche l'autostima e poi il tombino straripa in aggressività (vediamo tanti casi di bambini e ragazzini con problemi di relazione al CAE-doposcuola, causati da difficoltà familiari!).

La mancanza di tempi per pensare, leggere un libro o il giornale, per pregare e stare un po' dentro a sè stessi a dipanare il gomitolo ingarbugliato di emozioni, sentimenti, idee, esperienze, apparentemente non ammazza nessuno... Però intasa l'esistenza...

(ci sono anche i sassi grossi: guerra in Libia, chiusure agli immigrati, problemi della giustizia o del premier... E voi lì in Italia potete aumentare la lista; qui ci sono problemi "cronici" di mancanza di lavoro, cultura, salute, ...)


E quando c'è un tappo anche i sassetti piccoli e la sabbia, le difficoltà piccole , contribuiscono a ingrandire l'intasamento.

E il tombino si trasforma davvero in una piccola tomba, segno del limite, di tante-troppe dimensioni interrotte-intasate.

La buona notizia è che è possibile ripulire e riaprire il tombino intasato: non tutto in un colpo e non da soli (chi riuscirebbe a smuovere in una botta 2 tonnellate di detriti?), però badilata dopo badilata, un po' alla volta con costanza si trovano gli intoppi e si riaprono i tubi (canali ) interrotti.

Ascoltare in questi giorni gli sfoghi di tanti fratelli e sorelle che stanno male non risolve, ma è una spalata che contribuisce a liberare;

Vivere la sintonia con Gesù nella preghiera, nella meditazione dei suoi atteggiamenti di bontà- speranza- parole buone addirittura a chi l'uccideva, è un bel paio di stivali di gomma gialli che permettono di andare dentro al tombino con voglia di spalare;

La vita della parocchia con i ritmi ordinari della comunità, il catechismo, le confessioni, gli incontri dei gruppi giovani, il cammino bisettimanale dei 10 gruppi biblici, il ritrovarsi del consiglio pastorale, la celebrazione delle Messe, gli incontri e il centro di ascolto del martedì di Caritas, tutti i pomeriggi con la mensa e il dopo-scuola per una settantina di bambini, il coretto, fare le carte per i comodati dei terreni con il municipio, ..., sono una splendida carriola per spostare terreni pesanti e ingombranti dai cuori di tanti fratelli

La risurrezione di Gesù rinnova la nostra voglia di fare... Perchè il fango non può avere l'ultima parola. Il sepolcro vuoto è più forte della croce e ci mette in mano guanti e badile... Forse non riusciremo a salvare il mondo.. Però grazie a Gesù una badilata di liberazione possiamo mettercela anche noi... E chissà che come Chiesa, corpo di Gesù vivo oggi nel nostro caro mondo, riusciamo a spalare via il grosso del male.. Ognuno con la carriolata che gli tocca.

Svuotare i tombini con speranza è la nostra missione di resuscitati... E con la Pascua, festa di liberazione dal fango del male e della morte, tutto riprende a scorrere con fluidità e speranza.


Lorenza, don Mauro, don Nicola


mercoledì 22 dicembre 2010

Censo, Pastori, Madonne...

• Domenica 28 novembre c’é stato il censo a livello nazionale: per tutto il giorno (7.00-17.00) non si poteva uscire di casa, erano vietate le riunioni e la vendita di alcolici e tutti gli studenti delle superiori organizzati giravano per le case con il questionarione a raccogliere i dati... Di fatto era un giorno di coprifuoco. Proprio come al tempo di Augusto! Invece di andare ognuno nella sua Betlemme son venuti a casa nostra per scoprire che ci siamo anche noi! All’epoca era per far pagare le tasse... Oggi forse anche, peró é uno strumento formidabile per poter capire sempre meglio questa realtá in cui giorno dopo giorno cerchiamo di incarnarci... aspettiamo con ansia i dati (incarnazione vuol dire passione per la storia e rispetto per una realtá che c’é giá e non inventiamo noi!).


• In parrocchia stiamo finendo la Novena (sono una trentina di gruppi) per sentirci tutti un po’ piú “Vecinos de Belén” (i vicini di Betlemme). Si riflette sul tema della comunitá, presentando i diversi gruppi che costruiscono la parrocchia, e sul fatto che Gesú si é fatto nostro vicino... magari nel dirimpettaio che sta male o é solo... o anche sconosciuto...

• Con i giovani si son raccolti una quantitá industriale di sacchi di vestiti usati dalla gente della parrocchia... e martedí c’éra la fila per il “ropero” di Caritas. Molte famigliole che cercavano forse non oro o incenso o mirra, ma un paio di scarpe, un pigiama o un maglione grosso e a pochi soldi (nel “Ropero” i prezzi variano dai 25 centesimi ai 2 dollari). Molti con famiglia numerosa andavan via, pur senza asinello o cammello, con un sacco pieno pieno di vestiti.

• É arrivata una pecora in cortile... La Lorenza voleva una pecora (meno male che non voleva un rinoceronte!) e Nicola Z. l’ha procurata. I giovani del gruppo han scelto il nome che, tradotto in italiano, é: “Come te”. Continuiamo a ridere quando ci chiedono: come si chiama? “Come te”! Come me? No,... “Come te”! O quando ognuno pensa che davvero abbia il suo nome...
beeeh si comporta decisamente come una pecora: bela, mangia erbe (le rose del cortile non hanno piú foglie), ed é gregaria (segue i nostri cani dappertutto). Fa ridere e dá speranza vedere “il lupo con l’agnello”! In piú ci sentiamo tutti un po’ pastori ...

La pastora...

• É inverno e piove. Un pomeriggio della settimana scorsa, spalando fango dal tombino per liberare un tubo mezzo intasato, vediamo una ragazzina (si rivelerá avere un vent’anni) che camminando barcollante cade. Andiamo ad aiutarla a rialzarsi e sentiamo un alito da alcohol. Che pena! Dopo mezz’ora ripassa con passi incerti – tremanti – cercando il punto di equilibrio... peró con un involto sotto il braccio... una bimba di due mesi avvolta in fasce! Corriamo a farla sedere perché non cada e con lei la piccolina. Ci offriamo di portarla a casa e, negli sprazzi di luciditá concessi dalla balla, dice piangendo che sta andando via da suo marito che la batte e picchia la bambina. Finché parla allatta (cosa berrá ‘sta pora Gesú Bambina!?), le offriamo un panino e una camomilla e si tranquillizza. Poi decide di tornare a casa da suo marito. La accompagnamo in macchina. Ieri l’abbiamo rivista seduta sul marciapiede con la bottiglia in mano e la bimba attaccata alla tetta... Che tristezza... Con un misto di rabbia e speranza che si fa voglia di cercare di cambiare le cose, ripensavamo a questa povera “madonnina imbriaga”...


Piccole coincidenze di Natale (censo, Betlemme, Magi, pastori-pecora, mamma con bebé)... fatterelli di vita quotidiana. Questo é Natale per noi. Attaccarsi con attenzione e amore alla vita quotidiana.. lá dentro in filigrana troviamo angeli, pastori, Magi, santi, Madonne, Bambini Salvatori o da salvare... profezie dei profeti che si realizzano in cortile! Ci fa bene vedere che é possibile il sogno di Isaia del lupo e l’agnello... e se ci riescono gli animali, possiamo farcela anche noi che siamo addirittura “immagine di Dio”...

Il cammino del Natale é una dimensione permanente che tutti i giorni (anche in aprile o luglio!) dice amore alla storia in cui Gesú si é immerso mescolando la sua divinitá con la nostra umanitá.

Buona storia! Buon Natale! Buon lavoro per seminare il bene lá dove vivete! Lorenza, Mauro, Nicola.



 Il "lupo" e l'agnello...



Sto facendo le prove come angelo...

venerdì 17 dicembre 2010

La Novena!!

mercoledí serain una trentina di barrios hanno cominciato a ritrovarsi per le case per pregare la novena di Natale. Tutte le sere una mezz'oretta...


Quest’anno faremo la novena intitolata: “I vicini de Betlemme”.


Qua il termine “vecino” indica una persona conosciuta e, generalmente amica.

Ogni giorno daremo un pezzettino di puzle della figura dell’ultimo giorno: un bambin Gesú che verrá composto dalle 9 tessere che dietro avranno scritta la presentazione di uno dei gruppi della parrocchia (Caritas, catechesi, giovani, Legione di María, gruppi biblici, ecc.).
Per chi vuole metto qui di seguito i testi (un po' in italiano, un po' in spagnolo...).
Buona Novena

1 giorno: Il vicino vecchietto che conosce tutti per nome ...


Sono il vicino Benjamín… ho 93 anni… durante la mia lunga vita ho conosciuto un sacco di persone que han vissuto qui a Betlemme… Vengon tutti a chiedermi come si chiamava il tale bisnonno o lo zio del cognato del fornaio all’angolo… mi piace ricordare i nomi… son diventato esperto nel riconoscere le persone… credo che adesso mi toccherá aggiungere un nome nuovo: a Bepi, il falegname… il figlio di Giacobbe… sí, quello che è andato a vivere a Nazaret, nascerá un bimbo… credo che la sua sposa si chiami María.. Dovrebbe essere Parente della signora Elisabetta e del signor Zaccaria, il sacerdote del tempio…

Poi si legge la genealogia di Gesú dell’inizio del vangelo di Matteo (1, 1-16)

Reflexionemos:
Esta lectura le gustaría muchísimo al vecino Benjamín… tantos nombres complicados… son los antepasados de Jesús. Hay también algunas mujeres (Tamar, Rahab, Rut, Betsabé y finalmente María). Lo que significa esta lectura es que Jesús nació en una historia concreta, muy real. Como la nuestra… todos sabemos cómo se llaman el abuelo y la abuela, tal vez nos recordemos cómo se llama o llamaba el tatarabuelo/a. Sería interesante reconstruir nuestro propio “árbol genealógico” y agradecer a Dios por el don de la vida y de nuestra historia… no siempre la historia personal o familiar es perfecta, pero por suerte Jesús quiso habitar en nuestra historia… tampoco los antepasados de Jesús fueron todos santos… si leen la historia de la infidelidad del rey David (2 Sam 11-12) o lo qué hizo Tamar (Gen 38), se darán cuenta de eso.
La historia de Jesús es como nuestra historia. ¡Qué lindo conocernos y compartir algo de nosotros! Proponemos ahora presentarnos y conocernos mejor entre vecinos.


2 giorno: Il vicino che conosce la Bibbia


Sono il vicino Levi. Ho avuto la fortuna di poter studiare la Bibbia, per cui ho imparato a leggere e escrivere. Mi dicono “scriba” o “dottore della Legge”… i vicini mi dicono semplicemente “doc” o “prof”… mi piace aiutare con quel che so. Certe volte mi chiedono di spiegare un passo dei profeti o dei libri storici, altre di aiutare i figli dei vicini a fare i compiti … da due anni a casa mia abbiamo cominciato un grupo bíblico perchè tutti i vicini possano conoscere la bibbia.

Poi si legge Isaia 7, 10-15 (perché ci é dato un figlio, il suo nome sará Emmanuel...)

Reflexiónemos
El profeta Isaías siete siglos antes del nacimiento de Jesús, en una situación de dificultad del pueblo de Israel, prevé que será un Niño a salvar al pueblo: “un niño se nos ha dado”, Jesús que será el príncipe de la Paz.
En Jesús se cumplen todas las promesas de Amor que Dios había hecho a su pueblo, para acercarse más a los hombres.
Un pueblo pobre esperaba la venida de un Enviado de Dios que pudiera solucionar los problemas que hacían sufrir a tanta gente. Las escrituras, como la profecía de Isaías, daban esperanza y llenaban de sentido la vida de la comunidad.
Jesús no se presentó en la Historia como un gran potentado, que desde las alturas de su poder ordena a todo el mundo lo que tiene que hacer. El bajó al barro de la vida, se hizo pequeño y conoció en carne propia lo que es el sufrimiento humano. La Madre de Jesús, María, era una mujer del pueblo, buena y sencilla, de corazón grande y con una inmensa fe en Dios. Su padre adoptivo era un carpintero del pueblo.
Es importante fijarnos en el nombre que Isaías indica para el Mesías: lo llama “Emmanuel” que significa “Dios-con-nosotros”. En esto la profecía no se cumplió… sabemos que el ángel Gabriel dirá a María que el nombre del niño será Jesús. La palabra Jesús significa “Dios salva”. Isaías se equivocó poco.. Porque sabemos que Dios nos salva propio porque está cerca, se hace vecino: Dios-con-nosotros. Y es interesante: no dice “Dios-conmigo”, sino “con nosotros”. Nos indica la importancia de la comunidad, somos familia de Jesús. Lo ha dicho Él: “donde dos o tres están reunidos en mi nombre, Yo estoy en medio de ellos”.


3 giorno: Il vicino che porta buone notizia


Sono il vicino Pepito. Ho un carro con l’asino e tutte le settimane vado a Gerusalemme per vendere i nostri prodotti e comprare provvigioni. Porto anche notizie e le lettere destínate ai vicini. Per questo mi chiamano “Pepito il postino … mi piace portare notizie di tutto quel che passa. Non i pettegolezzi, ma sí quel che riguarda i miei amici vicini. Soprattutto mi piace annunciare buone notizie… che bello vedere come si illuminano i volti di chi riceve lieti annunci!

Poi si legge l’annunciazione dell’angelo Gabriele a Maria (Lc 1, 26-30)

Reflexión
En el lenguaje cotidiano, cuando a alguien se le compara con un ángel es porque ha hecho el bien a otro, y refleja en su vida el amor de Dios. Los ángeles van a anunciar a los más pobres la buena noticia del nacimiento de Jesús; son portadores de alegría y le muestran el camino a los demás para encontrar esta alegría.
Ángel significa “mensajero”. Cada cristiano tiene que anunciar lo que va experimentando en su vida de fe. Cuando nos pasa algo bueno, grande, alegre, no podemos guardar la noticia, necesitamos compartirla con alguien... Un documento del Concilio Vaticano II (“Ad gentes”) nos recuerda que “La Iglesia peregrinante es misionera por su naturaleza”, es decir que el anuncio es parte fundamental de nuestra fe. Un cristiano que no anuncia no se puede decir cristiano… es un “feligres a mitad”.. Otras religiones (como por ejemplo los Testigos de Jeohva) son mucho màs anunciadoras-misioneras que nosotros.
Necesitamos reforzar nuestro compromiso anunciador… llegar a ser siempre màs angeles por los demàs: con el testimonio de una vida buena y tambièn con nuestras palabras. Esperamos poder ser siempre mensajeros de comunión y esperanza para todos los hombres y mujeres de buena voluntad a partir de nuestras familias.
¿Qué buena noticia llevamos en nuestros barrios?
¿Soy portador de buenas noticias para los demás? ¿Creo y celebro verdaderamente la buena noticia del nacimiento de Jesús?
Los ángeles son anunciadores de la buena noticia de Jesús, ¿adónde y a quiénes nos pide el Señor que llevemos el mensaje de esperanza de Navidad?



4 giorno: La vicina che sa consigliare


Sono la vicina Raquel, la mamma di Giuseppe il falegname que se ne é andato a Nazaret e che si sta per sposare con María, la figlia dei miei futuri consuoceri Gioacchino ed Anna. Che belle persone! Chissá che possano venire presto a trovarci... Pepito il postino mi ha portato fin qua a Emmaus dove vivo, una lettera di Giuseppe che é in crisi... mi confidava che é passato qualcosa di grave con Maria e che quasi quasi voleva lasciarla… Mi pare impossibile...una ragazza cosí santa! Cosa sará successo? Gli ho scritto che non prenda decisioni affrettate: la fidanzata e la sua famiglia son gente molto buona. Gli ho consigliato che preghi molto chiedendo al Signore illuminazione. Chissá che il Signore, magari in sogno, gli faccia capire bene cosa fare...

Poi si legge Giuseppe che accoglie Maria (Mt 1, 18-25)

Reflexión
José es descendiente de David. La Biblia lo presenta como un hombre justo, es decir una buena persona, que vive como Dios manda. Su primera actitud con María está llena de delicadeza pues no quiere perjudicarla. Pero la intervención de Dios le muestra cuáles son sus caminos. José obedece y dice sí al proyecto de Dios recibiendo a María y formando con ella la familia donde nacerá Jesús.
Hemos escuchado que José era un hombre prudente y justo, por lo que no actuó según su primer impulso sino que prefirió meditar y despedir a María de una manera discreta. Él no desespera y Dios se le manifiesta encargándole cuidar de su Hijo. José no tarda en hacer la voluntad del Señor y al despertarse hace cuanto le ha sido ordenado. Pone todo su empeño en cuidar, proteger y hacer crecer la esperanza que nace en Jesús para todo su pueblo.
José es el hombre que cuidó a Jesús y a María, no se habla mucho de él en el evangelio... en silencio gasta toda su vida para proteger su esposa y su Hijo: es el protector de la santa familia, el protector de todas las familias.

En cuanto a nuestra vida: ¿Qué significa ser una persona justa, buena persona, en nuestros días? ¿Qué actitudes nos invita el Señor a vivir en este Adviento? ¿Cómo es la situación de las familias de nuestra parroquia? ¿Cuáles las cosas buenas y cuáles los límites de nosotros padres y madres? ¿Cómo construir familias santas?


5 giorno: I vicini che accolgono

Sono la vicina Lía, con Rubén mio marito abbiamo la locanda “El rey David”. In questi giorni siamo pienissimi di lavoro… molti si ospitano qui e abbiamo finito le stanze. Per alcuni abbiamo addirittura piantato delle tende in cortile. Ed é cosí anche nelle altre locande di Betlemme e nelle case private... Proprio adesso ci arrivano, dopo un lungo viaggio di 5 giorni, questi due giovani… non avevamo dove metterli, cosí Rubén ha pensato di proporre a ‘sto Giuseppe l’unico posto mezzo libero... beh, nella stalla c’é il nostro bue … peró non credo che suia geloso… ‘sto censo ci sta facendo diventare tutti matti… domani andranno a registrarsi.

Poi si legge il censo (Lc 2, 1-5)

Reflexión
Recién vivimos en el Ecuador  el censo nacional… algo sencillo que ayuda las instituciones a entender mejor la realidad. El censo del emperador romano de la lectura de hoy, nos ayuda a entender que Jesús quiso vivir una historia real con todas la dificultades y alegrías de una vida normal, como la nuestra.
Jesús nació en Belén y, después de aproximadamente 3 años de exilio en Egipto (san José advertido en sueño, huyó allá con la santa familia porque Herodes quería matarle al Niño), vivió unos 30 años en Nazaret ganándose la vida como carpintero. Estudió y trabajó como todos nosotros: ¡Dios quiso vivir como nosotros! Esta actitud de Jesús da gran dignidad a todos los quehaceres cotidianos de cada uno de nosotros. No quiso nacer en el palacio de un rey como príncipe, sino en una condición sencilla y pobre. El se hizo servidor de todos los hombres y mujeres de todos los tiempos: Dios se puso a servicio de la vida de cada uno de nosotros por el gran amor que nos tenía desde antes de la creación del mundo.
Jesús nació en un establo, con una batea por cuna. Al nacer mismo comienza a sentir en su carne el desprecio en que se tiene a los pobres, fruto amargo del egoísmo humano.
Nos cuesta entender bien lo que significa el hecho de que Jesús nazca tan pobremente. El es uno de los nuestros; tomó nuestra miseria para comprendernos y ayudarnos mejor. El ciertamente no se parecía a esas imágenes de niños blanquitos, de ojos azules, que a veces nos gusta tener. El era un niño judío, moreno, de ojos negros, como eran todos ellos... Y muy gordito no podría estar, puesto que sus padres, tuvieron que correr primero a Belén y enseguida se vieron obligados a irse a un país extraño, Egipto. Si queremos conocer cómo era Jesús cuando pequeño, no tenemos más que mirar a nuestros hijos …


6 giorno: La vicina madrina


Sono la vicina Rut. Il vicino Rubén ieri sera mi ha commentato che per il censo é arrivata a Betlemme una gran quantitá di gente per farsi registrare… é tornatoanche Giuseppe, il giovane falegname, e lo ha ospitato lá dietro casa sua, dove c’é la stalla … bene, gli ho detto io, é solo per un paio di notti... ma il vicino Rubén mi ha detto che con lui viaggiava anche la giovane sposa … e le mancava poco per partorire … sono andata subito ad aiutarla…credo che un falegname non ne sappia molto di bambini…e i vicini Lía eRubén erano cosí occupati con la loro locanda... quel di cui ha bisogno ‘sta ragazza é una buona madrina. Come potevo lasciarla sola? Ah, per la cronaca: é nato un maschio.

Poi si legge la nascita di Gesú (Lc 2, 6-7)

Reflexión
La gruta, la más pobre entre todas las casas de Belén acoge la presencia de Dios. ¿Quizá qué habrán pensado los vecinos en aquella noche? Tal vez algunas señoras dándose cuenta de la situación de María le habrán ayudado con una palabra buena, asistiéndola en el dar a luz la Luz; algunos hombres le habrán felicitado a san José por el nacimiento de su Niño… o quizá algunos habrán juzgado mal, mirando detrás de las cortinas de las ventanas, esta pareja que llegaba de lejos…
En los treinta años en Nazaret todos Lo conocían y Él conocía a todos. Tuvo compañeros de juego, de escuela, amigos, encontró comerciantes cuando se iba a la tienda a comprar algo para su mamá, clientes que le pedían un trabajo en la casa… y para todos tenía una palabra buena y una sonrisa.
Jesús naciendo entre nuestras casas, como dice el evangelista Juan “poniendo su tienda entre nosotros”, nos pide valorar y profundizar las relaciones con nuestros vecinos…
Muchas veces no conocemos tampoco los nombres de nuestros vecinos, o no encontramos la manera de ir de acuerdo..
Jesús nació en una gruta: “Casa” entre las casas. ¿Cómo es mi relación con los vecinos?
¿Qué podemos hacer para crecer en la comunión y en el amor que Jesús nos trae como novedad, en nuestras familias, con los vecinos, en nuestra comunidad parroquial?
En una parroquia iniciaron la Novena de Navidad. Esta fue la oportunidad para que entre vecinos se conocieran y empezaran a preocuparse de las necesidades del barrio.



7 giorno: I vicini pastori

Siamo i vicini Eleazar y Betsabé. Abbiamo un gregge di 40 pecore e 8 agnelli… per la precisione: 7 agnelli. Con il latte delle nostre pecore Eleazar preparara un buonissimo formnaggio, e abbiamo in magazzino 32 forme… per la precisione adesso: 28 forme… Con la lana delle nostre pecore Betsabé tesse coperte calde e morbide e in magazzino ne abbiamo 12 pronte... per la precisione: 9 coperte nuove… Certo..abbiamo regalato un po’ di formaggio, di coperte e un agnellino a questa famiglia bisognosa con un destino cosí importante... Chissá che i nostri semplici regali constribuiscano a costruire un pezzetto di storia santa.

Poi si legge degli angeli e dei pastori (Lc 2, 8-20)

Reflexión
Cuando Jesús nació, ese gran acontecimiento fue anunciado en primer lugar a unos pastores. Tenemos que saber que en aquella sociedad del tiempo de Jesús los pastores eran muy despreciados. Se los consideraba a todos ellos como bandidos, tramposos y mentirosos. Tanto, que no podían ser elegidos nunca como autoridad, ni presentarse como testigos en un juicio.
Pues bien, la gran noticia de la historia, que es el nacimiento del Redentor, no se comunicó en primer lugar a las autoridades, ni a los sacerdotes, ni a la gente estudiada, sino a los más despreciados de la sociedad.
El mensaje que se les da a aquellos pastores, representantes de todos los despreciados del mundo, está lleno de alegría y esperanza.
Los pastores formaban parte del pueblo sencillo de la tierra de Palestina. Son los primeros destinatarios de la Buena Noticia para todos, el nacimiento del Salvador. Acuden a contemplar a Jesús y son portavoces del mensaje revelado por el ángel. Al marcharse alaban a Dios porque todo sucedió como les había sido anunciado. Ellos nos muestran cómo la fe nace de un corazón humilde que confía en la palabra del Señor.
El pobre cree y actúa según su fe, puesto que para él la esperanza está en el Señor. Muchas veces nos llenamos de tantas cosas que dejamos de ser pobres y comenzamos a ser ricos en ideas, cosas, poderes… El pobre no da muchas vueltas y se pone rápidamente en camino, a ver según lo que le ha dicho el ángel, y no se queda con su fe, sino que la comparte con los demás.
Los pastores ayudaron con lo que tenían a la santa familia, tal vez un poco de queso, de lana, contando la visión de los ángeles, compartiendo una sonrisa. Sin miedo que su sencillez fuera insuficiente. Nuestro aporte por cuanto pequeño es fundamental!
¿Creo con un corazón pobre o estoy lleno de tantas cosas que no me permiten creer en la buena noticia de Jesucristo? ¿Vivo realmente mi fe o está divorciada mi vida de la fe?
Los pastores eran personas sencillas, que en su pobreza dieron a Jesús lo que tenían. Fueron la primera comunidad que le dio acogida a Dios. ¿Qué le puedo dar a Dios? ¿Cuál es mi contribución a la construcción de la comunidad?


8 giorno: I vicini che guidano e accompagnano


Sono la vicina Esther, la profetessa; con il vicino Joel, il rabbino della sinagoga, acompagnamo gli altri fedeli a celebrare le grandi opere del Signore. In questi giorni stan succedendo molte cose strane… i vicini pastori ci han raccontato che ieri notte han visto degli angeli che annunciavano la venuta di un bambino appena nato, avvolto in fasce in una mangiatoia, che sará la salvezza del nostro popolo. Inoltre da lontano son arrivati in paese dei saggi magi con i loro cammelli. Domani é sabato: credo che inviteremo il falegname Giuseppe nella sinagoga per ringraziare Dio di essersi ricordato del suo popolo. Convocheremo i vicini, ‘sti Magi, e dopo la celebrazione andremo a trovare Maria per presentarci e darle il benvenuto a Betlemme.

Poi si legge dei Magi (Mt 2, 1-2 . 9-12)

Reflexión
Los Magos eran sabios de la antigüedad. Miraban al cielo para ver señales de Dios. Se creía que movimientos extraordinarios en los astros indicaran nacimientos de personas extraordinarias destinadas a grandes acontecimientos. Por esto la estrella llama su atención: es signo en el cielo de algo importante que iba a pasar en la tierra.
Jesús es la luz, es la estrella radiante de la mañana, es quien nos enseña el rostro del Padre. Su presencia ilumina toda nuestra vida y nos guía, como a los Magos, para que encontremos el sentido del amor en plenitud; nos convierte en signos radiantes de su alegría para que los demás nos vean como esas estrellas que guían hasta Él. Este es el don gratuito de su amor: su presencia de resucitado en el hoy de la historia.
En nuestra vida tenemos muchas estrellas que nos han indicado la presencia de Dios: personas, signos, coincidencias, experiencias fuertes, sacramentos. Nuestra parroquia tiene este nombre: “María Estrella de la Evangelización”: es verdad que la Virgen siempre nos indica donde se puede encontrar a Jesús, ella es la imagen de la Iglesia, sacramento de la presencia de Dios.
¿Verdaderamente siento a Jesús como la luz de mi vida? ¿Sigo supersticiones de quien lee en las estrellas o en la mano... o busco las huellas de la presencia del Señor que me lleven hasta a Él?
¿Soy estrella radiante para los demás o mi vida es opaca, triste, sin reflejar a Jesús?


9 giorno: I vicini della parroquia—Gesú si fa nostro vicino e fratello


Tuti i vicini di Betlemme sono immagine di noi, vicini della parrocchia: c’é chi conosce per nome, chi sa spiegare la Bibbia, chi porta buone notizie, chi consiglia con saggezza, chi accoglie, chi da buona madrina aiuta, chi regala qualche cosa, chi guida e accompagna. Tutti i vicini di Betlemme ci rappresentano. Ogni giorno abbiamo ricevuto una tessera di un puzzle con su scritta una spiegazione di uno dei gruppi che contribuiscono a costruire la nostra comunitá. Adesso li comporremo tutti per vedere cosa nascerá... i 9 pezzi comporranno una figura... di chi sará questo corpo?

Poi si legge l’immagine del corpo che é la Chiesa la cui testa é Gesú (1 Cor 12, 12-27; Hech 2, 42-47)

Reflexión
Estas dos lecturas no tienen aparentemente nada que ver con la Navidad. La primera nos recuerdan pero que somos el cuerpo de Cristo, es decir que somos la presencia de Cristo hoy en nuestro sector. La Iglesia es presencia viva de Jesús en nuestro mundo… y la Iglesia somos nosotros.
Cada uno con sus características , talentos y límites. ¡Qué lindo cuando dice: “todas sus partes han de tener la misma preocupación unas por otras. Si un miembro sufre, todos sufren con él; y si un miembro recibe honores, todos se alegran con él”. Nuestra comunidad tiene que crecer para llegar a sentirse como este cuerpo… con muchas personas de la parroquia no nos conocemos, muchos se ven poco a las Misas. Sería además que genial también voluntad de Dios, crecer en la comunión, en el conocimiento recíproco, en la amistad y hermandad.
Todos los días recibimos una parte del rompecabezas..que nos presentaba algunos grupos o actividades de la parroquia. Ahora juntándolas se formará un cuerpo. Es verdad que todos conformamos el cuerpo del Señor… no es un Jesús adulto, es todavía niño… significa que tenemos que crecer como comunidad para que Jesús crezca en medio de nuestros barrios y conjuntos.

La segunda lectura nos indica las actitudes de una comunidad parroquial: crecer en la formación (enseñanza de los Apóstoles), fortalecer los vínculos de amistad (la convivencia, vivían unidos), participar a la celebración de la Eucaristía (fracción del pan), tener una fuerte vida espiritual personal y comunitaria (las oraciones, reuniones en el Templo con entusiasmo, alababan a Dios), ser signo de la caridad de Dios en el compromiso de servicio a los pobres (repartían según las necesidades de cada uno, compartían sus comidas): esto hará de nosotros gente simpática y atractiva, que contagia con la fe a los que aún no se sienten parte del cuerpo de Jesús que es la Iglesia.

Pedimos poder experimentar en esta Navidad la presencia de Jesús, cabeza y alma del cuerpo que es nuestra comunidad, para que esta misma presencia crezca y se difunda en el sector y haga crecer numérica y cualitativamente nuestra parroquia.

venerdì 1 ottobre 2010

Ecuador... di colpo!

Da ieri molti amici han telefonato per sentire cosa sta succedendo... Mi fa piacere l'amicizia e la preoccupazione, ma mi dispiace che l'occasione per parlare dell'Ecuador si presenti solo quando c'è un po' di casino... È come accorgersi di avere una chitarra solo quando si rompe, o meglio stona una corda...
Dai per scontate e lasci in secondo piano tutte le canzoni che hai cantato e le altre 5 corde e guardi quel "mi cantino" che ormai è un re bemolle...



Fatta questa doverosa premessa (che ci lascia in sospeso l'interessarci e il raccontare delle altre 5 corde di questa meraviglia di paese e di fratelli) racconto un po' come vedo i fatti di ieri e la situazione del paese.



I fatti.
Ieri mattina a Quito (capitale) il Presidente della Repubblica con il ministro dell'interno è andato a dialogare con un gruppo delle forze dell'ordine che protestava per una legge che avrebbe abrogato alcuni privilegi (il buono economico-aumento di stipendio che seguiva le condecorazioni, le ceste natalizie, ecc.).
C'è stato qualche tafferuglio, non è stato possibile il dialogo, han sparato alcuni lacrimogeni, il presidente, convalescente per una operazione al ginocchio, è stato male (ginocchio e respirazione) e per i primi soccorsi è stato portato nel vicino ospedale della polizia. Da lì un gruppo di poliziotti non lo han lasciato uscire.
In un altro settore della città poliziotti di guardia non han lasciato entrare i parlamentari in Assemblea.
Durante la mattinata altri comandi di polizia hanno aderito alla protesta in tutto il paese bloccando strade, bruciando copertoni, smettendo di lavorare. A Guayaquil, grande città della costa, si son registrati sacheggi, furti, ecc.
Molta gente è scesa in piazza per manifestare a favore del governo. Altra gente (non ho numeri, solo commenti di parrocchiani che passavano di là) manifestava contro il governo.
I comandi di polizia ed esercito, insieme a moltissime istituzioni e rappresentanti delle ambasciate, si son presto dissociati da quel che stava succedendo.
Si son sospese le lezioni di scuola fino a lunedì ed è stato dichiarato lo stato d'emergenza per cinque giorni.
In serata gli uomini del G.I.R. (Grupo Intervenciòn y Rescate, le nostre teste di cuoio) sono entrati nell'ospedale portando fuori il Presidente. Purtroppo c'è stata una sparatoria con una ottantina di feriti e alcuni militari morti (un giornale dice 2, una radio dice 5...).
Oggi tutte le strade sono percorribili e la vita sembra tornata alla normalità.



La mia lettura:
Un colpo di stato? Un gruppetto di poliziotti ingenui? Un gran complotto? Boh...
Forse tutte le cose insieme... Il pretesto della legge del servizio pubblico sembra davvero banale e insufficiente per tutto il casino che han messo su...
C'è infatti da dire che gli aboliti meccanismi di compensazione economica (bonificazioni, ceste natalizie e regali ai figli dei dipendenti,...) erano fondamentali con gli stipendi bassi di poliziotti e militari, però questo governo ha aumentato da due a tre volte gli stipendi degli uniformati...
In una logica di risistemazione dei salari di tutti i dipendenti pubblici (non solo di polizia ed esercito) l'Assemblea ha pensato di razionalizzare i contratti e gli stipendi (riconoscendo peraltro le ore di lavoro straordinario).
Questo Presidente è uno molto intelligente, chiaro nel suo progetto politico, frontale, diretto... Anche troppo. E spesso il suo atteggiamento non favorisce un dialogo disteso.
A me pare che questo governo stia lavorando bene. Il problema delle povertà del paese non è risolto, però forti investimenti in salute ed educazione, nel sociale, il tentativo di trasformare il paese da esportatore di materie prime in produttore, i continui sforzi contro la corruzione a vari livelli, l'aumento dei salari e l'impegno perchè la gente venga assunta in regola, sono buone direzioni politiche.
Ci sono settori della società scontenti da alcuni mesi per alcune leggi o per questa riorganizzazione del paese. Ogni cambio ha i suoi limiti e i suoi scontenti.



Per tornare alla mia immagine della chitarra: questo governo potrebbe migliorare nella "concertazione"... il governo sta suonando... Forse è un rock deciso e alcuni, abituati ad altre musiche, si chiedono se e come ci possa stare un violoncello con la chitarra elettrica distorta (ascoltate il Meltdown Concert di David Gilmour !)... Nel comunicato della Conferenza Episcopale (che aggiungo più in basso) si richiama a un sempre maggior dialogo.



Mi dispiace che l'immagine che passa sia quella di paesi con "governi da operetta" e che questa immagine pregiudichi sforzi dell'intera società per migliorare e uscire da reti di sottosviluppo determinate da squilibri economici mondiali. Più che questi episodi che dicono la difficoltà di trovare accordo con minoranze, mi preoccupo di stati come Italia e Stati Uniti che promettono e si fan belli con gli obiettivi del Millennio e poi non pagano.



Mi rattrista tantissimo che siano morti poliziotti e militari... e per i feriti: ogni scintilla di violenza è una sconfitta per tutti. Il mistero del male è grande.



Chissà perchè mi torna in mente Guareschi con il commovente dialogo tra Gina Filotti e mariolino della Bruciata durante lo sciopero:
"Mariolino, credi tu che in qualche parte del mondo ci sia un posto dove si possa stare tranquilli senza odiarsi? "
"Dovrebbe esistere, questo è certo! Altrimenti non varrebbe la pena di vivere."



Chissà che tutti riusciamo a costruire pacificamente, democraticamente, profeticamente questo mondo.



P.S. ieri han fornito i dati ufficiali: 9 morti (5 a Guayaquil) e circa 300 feriti.



COMUNICADO DE LA CONFERENCIA
EPISCOPAL ECUATORIANA
Quito, 30 de septiembre de 2010


                                           LLAMADO A LA SERENIDAD Y AL DIÁLOGO POSITIVO

Los reclamos de varios sectores de la sociedad ecuatoriana en los últimos meses han desembocado en la rebeldía de la fuerza pública en el día de hoy. Se ha procedido por vías de hecho y lesionado la dignidad de la Asamblea Nacional y del Señor Presidente de la República, mientras brotes anárquicos sembraron grave inquietud en todo el país.
Para llegar a la solución de la crisis a la vista, queremos hacer un urgente llamado a todos los ecuatorianos, para que conserven la serenidad y asuman la paz social, no la confrontación, como actitud fundamental. Reconozcamos que las violencias causan trastornos sumamente dañinos y duraderos, causantes de perjuicios, a veces irreversibles, a la respetabilidad de las instituciones democráticas, a la vida y posesiones de los ciudadanos, a la solidez del sistema social.
Pedimos a los sectores que se han sentido perjudicados, especialmente a los hermanos policías y militares, que se reintegren a la honrosa función que les corresponde como guardianes del Estado de Derecho, único marco posible de la vida democrática. Sus quejas y reivindicaciones tienen cauce legal que jamás pueden abandonar.
Pedimos al Gobierno y a la Asamblea Nacional que, lejos de imponer sus decisiones en forma unilateral, se abran a un auténtico proceso de diálogo, que lleve a una convivencia constructiva y concertada; que confirmen su legitimidad cada día por su respeto a los demás y evitando la tentación de utilizar el poder que se les confirió fuera de los cauces del Estado de Derecho. Solamente un diálogo asiduo, audaz y constructivo, podrá llevarnos a un mejor Ecuador. Es importante en este momento que la libertad de expresión ciudadana a través de los medios de comunicación quede por entero garantizada.
Pedimos a Dios, que nos mira y conduce, para que vuelva de inmediato la paz social. Contribuyamos cada uno con la parte que nos corresponda.

Secretaría General de la Conferencia Episcopal Ecuatoriana

venerdì 24 settembre 2010

Porca miseria! ... E se fossimo un po' più fratelli?

Per l'ottobre missionario lo slogan è: "Spezzare il pane con tutti i popoli".
Ho scritto su questo tema la paginetta che segue.
Buon appetito!



Fatto n°1: Dopo le riunioni per preparare attività per i giovani accompagno Patricio (detto "Pato"), 20 anni, all'entrata di Carapungo a prendere il bus. Sono le 21.30. Dopo un'ora arriverà al posto di lavoro e fino a mattina preparerà il pane per guadagnarsi il pane e gli studi (di mattina dorme e pomeriggio studia!).


Fatto n° 2: mercoledì mattina, prima della Messa, passiamo da Manuel che regala 70 cioppe di pane per la colazione degli anziani. Ci da la borsa con il pane dicendo: "Hàgame el favor!" che potremmo tradurre: “fatemi questa gentilezza”. È lui che sta regalando, eppure lo vive come se ricevesse un favore!

Fatto n°3: per l'aumento del 17% del prezzo del pane scoppia una rivolta in Mozambico... milioni di mozambicani soccombono alla "dieta della miseria" ("milioni di mozambicani in immancabile sviluppo verso gli obbiettivi del millennio soccombono sempre alla dieta rigorosa della miseria. Adesso fa piangere pensarci ma uno dei segni scelti da quelle eccellenze economiche per indicare che il paese era in pieno boom era la moltiplicazione delle biciclette! E’ bastato un aumento del prezzo del pane, diciassette per cento annunciato dal governo per scombinare tutto. Ed ecco che due settimane fa un paese intero, coccolato dalla globalizzazione virtuosa è sceso in strada. In rivolta i quartieri poveri di Maputo dove gli economisti del fondo monetario non sono mai venuti per non sporcarsi le scarpe, perché non ci sono fogne e i mercati sono sempre vuoti". Così scrive Domenico Quirico a pag. 13 della Stampa del 20/9/2010) mentre facciamo una figura vergognosa insieme agli Stati Uniti come popoli tirchi e disinteressati che promettono aiuti e non mantengono la parola data (v. dati sugli aiuti per gli obiettivi del millennio).


Questi fatti mi aiutano a riflettere sul tema del pane e dei popoli... Il pane mi piace tantissimo da mangiare... Eredità di gusto di mio papà che mangia pasta, carne, verdura, addirittura la frutta, con il pane!
Il pane è simbolo di alimento basico, semplice e che non può mancare... Le patatine fritte, il gorgonzola, la nutella, la coca cola, i bagigi, possono tranquillamente mancare, il pane no!!!
Gesù è stato un genio a sceglierlo come rappresentante di ciò che dobbiamo chiedere al Padre ogni giorno, e anche nell'Eucaristia: Dio si fa presente nel pane spezzato insieme.
È curioso vedere come la prima tentazione sia il pane... È tentazione se è il pane-solo-per-me... Il mio pane. Gesù ci chiede di moltiplicarlo condividendo.
Leòn Gieco, un bravo cantautore argentino nella sua canzone "La memoria", denuncia:

“Dos mil comerían por un año
con lo que cuesta un minuto militar
Cuántos dejarían de ser esclavos
por el precio de una bomba al mar”.

(duemila mangerebbero per un anno
con quel che costa un minuto militare.
Quanti terminerebbero di essere schiavi
Con il prezzo di una bomba buttata in mare)

È drammatico leggere i bilanci degli stati: tanti soldi per la cosiddetta "Difesa"... Vuol dire che si considerano gli altri come minaccia. E pochissime risorse per la promozione umana (che risolverebbe alla radice praticamente tutti i problemi e tensioni militari del mondo). Sempre a curare gli effetti e non le cause... Siamo specialisti degli antidolorifici e non delle cure mirate, specialistiche, efficaci.

In luglio, con le valigie dei giovani seminaristi in visita in Ecuador, è arrivata in casa parrocchiale una macchina per fare il pane: di quelle che metti dentro tanta farina, tanto lievito, tanto sale, tanta acqua, chiudi il coperchio, vai a fare le tue cose e lei fa il pane. Basta attacare la spina e lei, in automatico, fa il pane. Straordinario! Meraviglioso! Eppure non abbiamo ancora fatto il pane... Perchè? La macchina va a 220 volt e qua ne abbiamo 110... Porca miseria! Sembra che il mondo abbia tutte le ricette e i mezzi per risolvere la questione del pane... Ma non ci si mette d'accordo sulla "tensione" di volontà e solidarietà che serve urgentemente: la corrente è alternata e impedisce di fare il bene. Dobbiamo trovare il trasformatore: che trasformi le 220 pie intenzioni in almeno 110 buone e concrete azioni.

Compagni! Sembra uno slogan social-comunista... Ma in realtà vuol dire quello che mangia il pane insieme a me (cum + panis), quello che è uguale a me (in veneto diremmo: "semo tuti compagni").
Questa mi sembra la chiave, il trasformatore, per vincere la miseria che è davvero porca. Riconoscere nell'altro uno uguale a me, un fratello.. Non un immigrato, un avversario, uno che mi ruba.
Per chi ha fede in Dio le frontiere sono una realtà formale (da rispettare nella legalità) ma non un valore. Il fratello è un valore (per questo diciamo "Padre nostro" e non "Padre mio"...). Per chi ha fede nell'uomo e nella giustizia (avendo come riferimento per esempio la dichiarazione dei diritti dell'uomo) è facile capire che finchè ci fosse anche uno solo a viver male perchè altri vivono troppo bene, tutti ne perdiamo in dignità.

"Spezzare il pane con tutti i popoli" vuol dire imparare da Pato, ragazzo "panadero" (fornaio) di Quito: non dormire e impegnarsi (non posso scrivere "farsi il culo") lavorando (attraverso azioni digenerosità personale e pressioni politiche) e studiando... Informazione, formazione e meditazione che diventino illumin-azione cioè azione illuminata.

"Spezzare il pane con tutti i popoli" vuol dire imparare da Manuel a donare nel silenzio capendo che quando doniamo riceviamo davvero un favore perchè cresciamo in umanità e riceviamo fratelli.

Vi prego di andare dal fornaro a comprare un po' di pane buono, fare una preghiera ringraziando per chi l'ha preparato, chiedendo che vi serva per servire e perchè tutti ne abbiano: quello per lo stomaco e quelli per saziare le "fami" profonde di tutti e ciascuno i figli di Dio.

Per chi ha un po' più di coraggio: invitate a tavola persone di altri popoli e imparate a conoscere altre culture dai racconti di tanti fratelli (è il passaggio dalla diffidenza alla fraternità passando per la convivialità). Sarà gran benedizione!

Ah... Non sarebbe male leggere la "Populorum progressio" (enciclica di Paolo VI)

lunedì 13 settembre 2010

riassunto estivo

Dove eravamo restati?

Molto indietro... Da maggio a inizio agosto i ritmi di attività sono vorticosamente aumentati... Vediamo dunque per capitoletti gli ultimi mesi:

Festa parrocchia:
sabato 29 e domenica 30 maggio la festa della comunità con rosario dell'aurora (alle 5.00 am), incontro formativo, concerto al sabato... E in teoria messa "campal" all'aperto la domenica mattina... "Pejo: pioverà?" "No, impossibile"... E infatti alla prima lettura siamo corsi tutti dentro in chiesa... Poi, per fortuna il cielo si è aperto a un po' di sole che ha permesso il pranzo comunitario, giochi, l'asta per Caritas di cose usate (una culla, un seggiolone, un letto, due fornelli, lampadari, aspirapolvere, ecc. W il riciclaggio!) e vari numeri di intrattenimento (balli, canti, scenette,...) proposti dai gruppi della parrocchia.


Cresime e chiusura catechesi:
la domenica dopo, 6 giugno, abbiamo celebrato le cresime (una sessantina) e il sabato 12 pomeriggio concluso l'anno catechistico.

Il sabato 12 alla mattina in cattedrale abbiamo avuto la gioia di celebrare l'ordinazione diaconale di Nelson, giovane (!) parrocchiano seminarista del seminario maggiore S. Josè di Quito. È di questi giorni la bella notizia che il rettore lo ha assegnato (dopo nostra letterina di richiesta) in servizio pastorale alla nostra parrocchia nonchè sua comunità di origine.

Visita seminaristi:
stanchi per le fatiche di studio, sono arrivati in visita dal 29 giugno al 17 luglio Daniele, Enrico, Mattia, Mirco, Vincenzo (seminaristi che han terminato il V anno di formazione al Maggiore di Padova) con don Giampaolo e don Giuliano. Sono stati una bella presenza sia per la compagnia, sia per i temi e le esperienze condivise insieme... Ma chiedete a loro che vi raccontino!




Formazione animatori e campamento bambini:
Anche quest'estate abbiam proposto la due giorni di formazione per animatori della zona (han partecipato in circa 150 sabato 3 e domenica 4 luglio) in preparazione all'esperienza del "campamento vacacional para niños/as ... (questo lo metterò sul prossimo articoletto). Una delle cose rilevanti è che il libretto del campamento con storia, attività, preghiere, l'abbiamo scritto con Patricio, Ceci, Darwin, Lorenza, Aurora: un grosso lavoro di riunioni, chiarirsi idee e obiettivi, trovare l'attività a tema, rileggere e correggere,... Però utile (per imparare a fare le cose intenzionalmente) e usato da diverse parrocchie della zona.
Qui in parrocchia si son creati due gruppi: i 300 bambini e i 60 adolescenti-giovani animatori. Due settimane intense. Speriamo che gli animatori continuino poi nel gruppo giovani.


Campamento adolescentes y jòvenes:
la prima di agosto abbiamo proposto attività per adolescenti e giovani. Dopo alcuni giochi di integrazione e un momento di preghiera insieme si dividevano nei corsi di ballo, chitarra, murales, tejido (tra uncinetto, ferri e ricamo), cucina, canto (con Silvia, amica in visita, maestra di coro più a gesti ed entusiasmo che in spagnolo!), teatro, mantenimento computer (montare e smontare, installare programmi, ecc.). Si sono iscritti in 100!




Festa nazionale 25 anni PJ:
l'esperienza del campamento per adolescentes y jòvenes si è conclusa ospitando una sessantina di giovani della diocesi di Ibarra (90 km a nord rispetto a Quito) per partecipare insieme alla festa nazionale per i 25 anni della pastorale giovanile dell'Ecuador. Sabato 7 e domenica 8 agosto circa 4000 giovani si son riuniti con momenti di animazione, catechesi, preghiera, festa, musica, pellegrinaggio ...

Vacanze...
Stremato da tante attività, non vedevo l'ora che arrivasse Maci (uno dei tosi del Carmine, che mi ha sopportato come animatore da quando aveva 7-8 anni... Adesso ne ha 30!) con Luca e Alessio, amici alpinisti. E con loro siam riusciti a fare un po' di montagna: passeggiate, scalate, avventure varie.


Il giro della laguna di Cuicocha (3000 - 3500 mslm), la cima del Rucu Pichincha (4700 mslm), avvicinamento al rifugio del Cayambe (questa avventura merita un racconto a parte che non tarderò a scrivere), 4 giorni nel parco del Cotopaxi tentando la cima (siamo arrivati a 5535 mslm gustandoci una stellata spettacolare, ammirando una meraviglia di alba da lassù e scendendo in mezzo a un labirinto di ghiacci da favola che , evidentemente di notte non eravamo riusciti ad apprezzare). Davvero piacevole!







Poi siamo corsi al mare per vedere le balene che passano davanti alle coste ecuatoriane ... Altra avventura con barchetta che si allontanava dalla costa affrontando ondone alte, bagnandoci dalla testa ai piedi (ma perchè si chiama Pacifico?)... Avanti verso il largo, ancora più avanti, ancora di più.. Ma cossa ghemo da rivare in giapone pa' vedare 'sti cetacei? E alla fine le abbiamo viste! Erano una balena con il suo balenetto. Emozionante.