Agosto 2007 al campo giovani

Agosto 2007 al campo giovani
Una signora barba!!

giovedì 22 dicembre 2011

Male in vacche, peggio in buoi? Eh, no!

Beh, sì, ho cambiato parrocchia: da Marìa Estrella de la Evangelizaciòn a San Lucas Evangelista (4 chilometri più in là in linea d'aria...  Anche se in macchina per la strada sono 8...).. Però questa, oltre che una parziale "disculpa" per i miei abissali ritardi nello scrivere, è un'altra storia...

Oggi volevo cominciare con una storia da bancarelle e da fine ottocento, per arrivare al Natale di Betlemme passando per Quito.

Madonnina che gioca!


Passando per il centro di Quito, vicino alla Basilica del Voto Nacional, in una botteghetta di libri usati ho trovato e subito comprato per pochi dollari un libro italiano del 1881: il "Lessico dell'infima e corrotta italianità". È un dizionario divertentissimo e interessantissimo in cui Cesare Arlìa e Pietro Fanfani commentano polemicamente le parole entrate nell'italiano da altre lingue (soprattutto il francese).
Per curiosità e vostro diletto ("Piacere e consolazione di una certa durata") eccovi qui un lemma:


KRACH
O che è egli questo vocabolaccio ostrogoto? dimanderà il lettore. Poichè siamo al tempo che sapete voi, e tutto si ha prendere dalla Magna, come un tempo dalla Francia, Krach vuol dire Scoppio. A qual significato sia tirato con le tenaglie, sentiamolo dal signor Errera (Nuova Antol., Vol. XXV, pag. 417): «Lo sfacelo che avvenne in quel tempo (1873-74) nelle Borse di Commercio si disse con parola onomatopeica il Krach; e questo nome, accolto ormai dagli economisti (E che non accolgono questi bravi signori?) significherà pel vecchio e pel nuovo mondo (ed anche per altri siti, come dice il dottor Dulcamara) una speciale vicenda di dolori, di disinganni, di fallimenti, di ladroneggi, di risse e di suicidii.» E scusate se è poco! S'intende che tutto ciò è uno de' frutti della civiltà. O che ne' tempi andati non ci furono farabutti simili a questi descritti quassù? Altro se ve ne fu! ma per indicarli ci avevano il nome proprio, quello di Barattiere, e la loro operazione dicevasi Barattería. Dante te li bollò ben bene (Inf., C. 22). Ma quelli non erano tempi civili; oggi la Barattería è il Krack! Benone!
Ma sento oppormi da uno: O Dante non disse:
Non avría pur dall'orlo fatto cricc?
Se Dante usò la voce onomatopeica, o, per dirla italianamente, imitativa, lì torna d'incanto, perchè e' volle imitare il suono del ghiaccio quando si spezza; ma nel caso di uno Sfacelo, di uno Sfasciamento, di uno Sfasciume, d'istituti di pubblico credito, come il caso seguìto negli anno 1873 e 74, qual suono si sentì? Nessuno: dunque una di queste tre voci avrebbe ben metaforicamente rappresentato, e rappresenta bene l'idea, perchè significano Grande rovinale prime due, e la terza una Moltitudine di rovine


Perdonate, ma quando l'ho letta, mi ha fatto impressione: sembra descrivere la crisi economica di oggi con annessi e connessi... Il crollo di banche che diventa una speciale vicenda di dolori, disinganni, fallimenti ladroneggi, risse e suicidi.. Era già successo in Italia, pensate nel 1873-74!, è successo in Ecuador nel 1999 (e ha portato alla dollarizzazione), sta continuando a succedere con più forza da pochi anni portando a sofferenza nei fratelli greci, cassintegrazioni, sofferenze e sacrifici per tutti ... Un'economia che da parecchio fa rima con oligarchia, aumento della povertà, diminuzione dell'ottimismo...
"ci risvegliammo più vecchi e stanchi, amaro in bocca, cerchio alla testa... " cantava Guccini nel 1994...
"Male in vacche e peggio in buoi!" (proverbio citato alla voce "deragliare" del suddetto lessico dell'infima e corrotta italianità)

Quanti musi lunghi e lamentele... Quanto bisogno di sorrisi!

Mi pare che la SPERANZA si stia spegnendo... La fede-fiducia nel futuro si fa incerta...
La carità resta forte come esigenza per chi crede, perchè si fanno più evidenti le situazioni di bisogno...

A Betlemme in un barrio chiuso (per un censo: molti andavano a farsi registrare perchè l'impero romano voleva evitare l'evasione fiscale!)  si riaccende la Speranza: proprio in questa realtà di Krach, se lo cerco, se lo cerchi, nasce Gesù, l'Emmanuel...
Noi ci appiattiamo sul presente e sull'io... 
Dio, invece, si apre all'umanità, rompe il cielo e scende per aprire la storia.
Dio, se così si può dire, esce da se stesso per stare con noi. Che bello!!!
Scende nei barrios Nord di Quito dove lavoriamo e accende non solo la gioia per quattro regali, ma per il fatto che Lui non si dimentica e si fa vicino all'uomo, alle famiglie che piangono per problemi economici, relazionali, ferite difficili da rimarginare...


Male in vacche e peggio in buoi? Eh, no! 
C'è l'agnello di Dio che riporta luce, riaccende la speranza e ci aiuta a "mirar adelante", anzi arriba! Possiamo guardare avanti solo guardando in su, a Lui.

Agnello


Un canto di avvento qui dice: "Al mundo le falta (manca) cielo, al mundo le faltas Tù": mi pare proprio una bella constatazione-preghiera... 

Angioletto cullando il Bambin Gesù appena "sottratto" a Maria
(dovremmo "rubarglieLo" anche noi!)
 

Certe volte, guardandomi in giro, mi sento proprio come una "piccola stella senza cielo" (Ligabue) o meglio come un cielo, ma senza molte stelle... Ma grazie a Dio "Viene nel mondo la Luce vera, quella che illumina ogni uomo"... Sarò/saremo capaci di riconoscerla e accoglierla?
Buon Natale
Mauro



mercoledì 20 aprile 2011

Pascua ... e tombini


Guardatelo bene: è un tombino... Quello dietro casa

Un tombino intasato, per la precisione.
Un tombino intasato da circa 2 tonnellate di detriti...
Un tombino intasato dice che qui nel nord di Quito è inverno, cioè piove...
Un tombino intasato dice che i sistemi di fognature non sono stati ben pensati (boia can!) e che siamo in un settore con molte pendenze...
Un tombino intasato di sabbia, ghiaia e sassi dice che questa parte di città è in costruzione: molti fuori casa hanno il mucchio di sabbia per costruire il secondo piano, molte strade (sempre meno per fortuna!) non sono ancora pavimentate e quando cade acqua si strassina a valle tutto quel che trova

Un tombino si intasa perchè una pietra, o una borsetta, o una bottiglia di plastica, o un sacchetto delle patatine buttato per strada, trascinati dalla "piena", si fermano di traverso sulla grata o sul tubo e bloccano il deflusso del fiumetto di acqua e melma...

Un tombino intasato crea problemi: acqua e fango in casa e chiesa...

Quindi bisogna spalare e riempire regolarmente una trentina di carriole per tenere puliti i tubi. Ogni carriolata sono una quindicina di "badilate"... Ogni badilata sono 5-6 Kg

Svuotare il tombino è diventato il nostro sport: non quotidiano, però frequente.

Il tombino è buona immagine della vita di tanti in questa periferia: tante cose piccole che bloccano tutto e creano grandi problemi. Quel che fa vivere in croce non sono, spesso, macigni enormi, ma tanti piccoli sassi a cui non facciamo attenzione...

Come una borsetta di plastica tappa il tubo, così la mancanza di comunicazione in tante coppie, il lasciare a domani il dialogo, chiarimenti, gesti di affetto, blocca poco a poco i tubi della relazione.

Come una pietra di sbiego tappa, così rimproveri frequenti e non motivati fatti ai figli o addirittura castighi picchiando (troppo frequenti!) interrompono la confidenza, la fiducia e anche l'autostima e poi il tombino straripa in aggressività (vediamo tanti casi di bambini e ragazzini con problemi di relazione al CAE-doposcuola, causati da difficoltà familiari!).

La mancanza di tempi per pensare, leggere un libro o il giornale, per pregare e stare un po' dentro a sè stessi a dipanare il gomitolo ingarbugliato di emozioni, sentimenti, idee, esperienze, apparentemente non ammazza nessuno... Però intasa l'esistenza...

(ci sono anche i sassi grossi: guerra in Libia, chiusure agli immigrati, problemi della giustizia o del premier... E voi lì in Italia potete aumentare la lista; qui ci sono problemi "cronici" di mancanza di lavoro, cultura, salute, ...)


E quando c'è un tappo anche i sassetti piccoli e la sabbia, le difficoltà piccole , contribuiscono a ingrandire l'intasamento.

E il tombino si trasforma davvero in una piccola tomba, segno del limite, di tante-troppe dimensioni interrotte-intasate.

La buona notizia è che è possibile ripulire e riaprire il tombino intasato: non tutto in un colpo e non da soli (chi riuscirebbe a smuovere in una botta 2 tonnellate di detriti?), però badilata dopo badilata, un po' alla volta con costanza si trovano gli intoppi e si riaprono i tubi (canali ) interrotti.

Ascoltare in questi giorni gli sfoghi di tanti fratelli e sorelle che stanno male non risolve, ma è una spalata che contribuisce a liberare;

Vivere la sintonia con Gesù nella preghiera, nella meditazione dei suoi atteggiamenti di bontà- speranza- parole buone addirittura a chi l'uccideva, è un bel paio di stivali di gomma gialli che permettono di andare dentro al tombino con voglia di spalare;

La vita della parocchia con i ritmi ordinari della comunità, il catechismo, le confessioni, gli incontri dei gruppi giovani, il cammino bisettimanale dei 10 gruppi biblici, il ritrovarsi del consiglio pastorale, la celebrazione delle Messe, gli incontri e il centro di ascolto del martedì di Caritas, tutti i pomeriggi con la mensa e il dopo-scuola per una settantina di bambini, il coretto, fare le carte per i comodati dei terreni con il municipio, ..., sono una splendida carriola per spostare terreni pesanti e ingombranti dai cuori di tanti fratelli

La risurrezione di Gesù rinnova la nostra voglia di fare... Perchè il fango non può avere l'ultima parola. Il sepolcro vuoto è più forte della croce e ci mette in mano guanti e badile... Forse non riusciremo a salvare il mondo.. Però grazie a Gesù una badilata di liberazione possiamo mettercela anche noi... E chissà che come Chiesa, corpo di Gesù vivo oggi nel nostro caro mondo, riusciamo a spalare via il grosso del male.. Ognuno con la carriolata che gli tocca.

Svuotare i tombini con speranza è la nostra missione di resuscitati... E con la Pascua, festa di liberazione dal fango del male e della morte, tutto riprende a scorrere con fluidità e speranza.


Lorenza, don Mauro, don Nicola