Agosto 2007 al campo giovani

Agosto 2007 al campo giovani
Una signora barba!!

mercoledì 23 dicembre 2009

Natale 2009: senza pioggia non ci si vede!


Nonostante i 25-28 gradi e un sole oggi limpido e splendido... anche qui sulla sierra andina dovrebbe essere inverno! Non con le nevicate che vi hanno imbiancato nei giorni scorsi, ma con un po' di pioggia sì. La grande differenza a Quito tra estate e inverno non sono le temperature (praticamente identiche tutto l'anno), ma il fatto che d'inverno piove.
E quest'anno sta piovendo poco niente. Uno dice: "Che meraviglia! Il sole, bel tempo!", ma in realtà la mancanza di acqua sta creando un sacco di disagi. Sta già aumentando il prezzo di verdura, frutta, riso, patate, ... (con cosa innaffi? ) e inoltre, visto che la corrente ecuatoriana è fortemente idroelettrica, c'è crisi energetica (i bacini idroelettrici sono sotto i livelli di guardia). E allora chiediamo alla Colombia che ci venda un poco più di elettricità, ma non ce n'hanno neanche loro... E allora che fare? Ideona! Spegnamo le città per qualche ora al giorno.
È impressionante: il lunedì, mercoledì, venerdì alle 19 in punto dalla finestra della cucina si vede improvvisamente spegnersi tutta la città. E sia il buio: paf! E alle 22 di pacca si riaccende tutto. E sia la luce: paf!
Siamo da un paio di mesi in regime di "Apagones": apagar = spegnere; apagones = spegnimenti.. Ma forse la traduzione veneta rende di più: "STUADA". Effettivamente sè 'na gran "stuada".
Al supermercato han messo uno scaffale di candele che è molto frequentato. Tutti invidiano le nostre pile frontali da alpinismo. Certo è più romantico fare le riunioni, cenare, leggere a lume di candela... però pochi si avventurano fuori casa senza illuminazione.
Tutti al buio. Almeno tre ore a giorni alterni.
Appena spengono non ci si vede davvero un emerito niente! Per arrivare alla candela o alla pila si va a tentoni, muovendosi lentamente e sbattendo allegramente qua e là.

Pensavamo a questa situazione come simbolica di quel che molta gente vive: tutto normale fino alle 19 della vita... E tutt'auntratto: paf! Buio, silenzio, andare a sbattere di qua e di là, non vederci chiaro.
Quante situazioni di oscurità:
  • coppie che dopo anni si accorgono che non si vogliono più bene e che la scintilla di amore che li aveva uniti e scaldati, non custodita, non c'è più.
  • Figli che non vedono davanti la luce e il calore di una famiglia stabile, senza botte come "mezzo" di educazione e nervosismo in casa che oscura la limpidezza delle relazioni
  • Gli imbriaghi del venerdì e sabato sera-notte che si abbruttiscono con i cartoni di vino e restano a dormire allo scuro del marciapiede
  • Anziani non assistiti, nè visitati dai figli (tanto soli e bisognosi da essersi commossi oggi ricevendo la borsa natalizia con viveri preparata da Caritas)
  • Il non essere educati a vedere a causa di un sistema scolastico in miglioramento, ma assolutamente inefficiente! (Ho trovato e letto in spagnolo "Lettera a una professoressa" della scuola di Barbiana: purtroppo un faro di attualità!)
  • I centri commerciali così pieni di luci e gente che c'è da fare la coda anche solo per camminare: illusione o miraggio? Cosa cerchiamo nelle cose?
  • Autostime personali così basse che le talpe sembrano gli inquilini del piano di sopra...
  • Tante e tante persone disorientate che vivono solo perchè (giustamente!) uccidersi non si può.. Ma senza vedere una luce davanti che dia senso-orientamento e per questo identità alla storia personale

    Beh, insomma, le varie magagne e tensioni sociali di una periferia di grande città (in alcune cose, credo, simili a quel che vedete a Padova...).
    Verrebbe quasi voglia di spegnere la candela... ma che bello sentire che c'è una festa della luce che ci può illuminare tutti:

    "Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo (Gv 1, 9)"

    San Giovanni ci perdonerà i tagli: andatevelo a leggere voi (o ascoltatelo nella Messa del giorno di Natale)...tutto l'inizio del suo vangelo ripete la parola "luce".
    La luce, prima creatura, trova la sua verità in Gesù...
    Non c'entra l'empresa electrica: è Lui la luce di cui abbiamo bisogno... e che tante volte non accogliamo.
    L'incarnazione di Gesù ci accende dentro una speranza bella, grande: la nostra vita (anche quella degli imbriagoni, di quelli che picchiano la moglie, dei criminali) è degna di Dio... Sì...effettivamente , in molti casi, c'è da lavorarci su un bel po', ma si può soffiare sulle bronse della parte buona di ciascuno e accendere fuochi!
    Dio che nasce e condivide la nostra condizione umana getta luce sul lavoro, sullo studio, sulle disperazioni o smonamenti, sulla vita di famiglia, perfino sui peccati! "Sono qua vicino! - mi dice il Signore- Accendi la candela della fede (magari quella che ti han acceso il giorno del tuo Battesimo) e guardati intorno... Son qua!"
    Gesù illumina la nostra vita.
    La nascita di Dio nella nostra povera umanità ci fa rinascere: per dire "partorire" si può usare il sinonimo "dare alla luce" e trovare lumi nelle nostre storie vuol proprio dire rinascere.
    Il Natale non fa come la televisione che punta occhi di bue sulla "super-star" di turno nel palco del successo, ma ci regala gli umidi occhi di un bue puntati su un povero bambino che ci fa tutti stelle, abitanti luminosi del cielo.
    Con il buio del "apagòn" dalla terrazza della casa pastoral si vedono molto meglio le stelle. La luce delle stelle, piccole e lontane, che rincuorano e danno gioia grande ai magi e con loro a tutti i cercatori di Dio nella terra tante volte buia.


Credo che da Natale in poi, come noi ci incantiamo a guardare le stelle, così Dio guardi contemplando meravigliato alle molte stelle sparse sulla terra che siamo ciascuno di noi: in Gesù la nostra umanità riceve luce e importanza... E Dio si ferma e resta là incantato a guardarci.

Auguriamo a tutti, soprattutto a chi è nel buio, di scoprire Gesù solidale, ben incollato alla nostra umanità, perchè alle 22 della vita, nonostante la poca pioggia: "paf!" la luce splenderà.

Lorenza, padre Mauro, padre Nicola


mercoledì 16 dicembre 2009

Novena di Natale

Ogni anno qui in parrocchia si vive la novena in preparazione del Natale.
Ve la metto qui (rigorosamente in spagnolo!) sperando possa aiutare qualcuno a prepararsi a questa solennità in cui il Signore chiede di nascere e crescere in ciascuno di noi.
Per ogni giorno c'è un personaggio di riferimento che regala qualcosa, una lettura biblica, una riflessione e un impegno (compromiso).

Grazie al cognato Jacopo per i disegnini.
Buona Novena!




Introducciòn
Una vez más se acerca la solemnidad de Navidad. Jesús quiere seguir naciendo en cada uno de nosotros. Y nosotros queremos prepararnos bien a su Venida con nuestra oración más fuerte en Adviento y también con esta Novena.
En la parroquia escogimos como tema que nos ayuda a crecer para este año, el tema de la CARIDAD, es decir el tema del Amor. Queremos experimentar y entender qué es el amor de Dios: esto nos ayudará a vivir el amor hacia los hermanos.
En la vida de fe no es suficiente rezar: hay que actuar bien y dar frutos de buenas obras. Si nuestra fe no nos lleva a un cambio de vida, ¡es inútil y muere solita! Lo recuerda el apóstol Santiago (2, 14-18):
Hermanos, si uno dice que tiene fe, pero no viene con obras, ¿de qué le sirve? ¿Acaso lo salvará esa fe? Si un hermano o una hermana no tienen con qué vestirse ni qué comer, y ustedes les dicen: «Que les vaya bien, caliéntense y aliméntense», sin darles lo necesario para el cuerpo; ¿de qué les sirve eso? Lo mismo ocurre con la fe: si no produce obras, muere solita. Y sería fácil decirle a uno: «Tú tienes fe, pero yo tengo obras. Muéstrame tu fe sin obras, y yo te mostraré mi fe a través de las obras».

En esta novena de Navidad el Señor nos indicará la importancia de las obras de caridad.
Jesús que era Dios se hizo solidario con nosotros, compartiendo en todo (excepto el pecado) nuestra naturaleza humana y regalándonos la riqueza infinita de su divinidad: por este ejemplo nosotros también tenemos que ser solidarios con los que necesiten donando lo que esté a nuestro alcance. Jesús nos lo dijo clarito:
«Señor, ¿cuándo te vimos hambriento y te dimos de comer, o sediento y te dimos de beber? ¿Cuándo te vimos forastero y te recibimos, o sin ropa y te vestimos? ¿Cuándo te vimos enfermo o en la cárcel, y te fuimos a ver? El Rey responderá: «En verdad les digo que, cuando lo hicieron con alguno de los más pequeños de estos mis hermanos, me lo hicieron a mí.» (Mt 25, 38-40).

La solidaridad de los pastores calentó a la santa Familia: todos tenemos algo que podemos compartir con el Niño Jesús que nace en los pobres: hospedaje, ropa y abrigo, alimentos, servicio, escucha, una oración…
Nos acompañará cada día un personaje: pastores y Reyes Magos, que junto con Dios Padre, regalaron algo de lo que tenían. Y nosotros, ¿qué podemos llevarle en don a Jesús?

No siempre las lecturas bíblicas serán específicas de Navidad: son lecturas que subrayan las actitudes de caridad de acuerdo al personaje del día.

Tendremos dos días todos juntos en la Iglesia parroquial: el viernes 18 a las 19h30 para las confesiones y el domingo 20 en la misa de las 18h00 para celebrar con toda la comunidad (¡Recordamos que es más importante la Misa que la Novena!).
¡Buena Novena a todos!!

Padre Mauro, padre Nicola
y la comisión preparatoria


1 dìa: la pastora que acogiò



Introducción:
Me llamo Miriam, vivo cerca de Belén. Con mi esposo cuidamos unas 20 ovejas y dos vaquitas: somos pastores. Nuestra casa es una media agüita en piedra. Pero afuera tenemos también una choza donde guardamos paja y heno para nuestros animalitos. Cuando llegaron para el censo estos dos galileos se me partía el corazón por la mala acogida que le dieron mis paisanos… Ninguno le acogió: ni don Benjamín, que tiene un albergue, ni don Levi, el más rico de Belén, que tiene 6 cuartos vacíos. Cuando se enteraron que la señora estaba embarazada, no quisieron acogerla. José, así se llamaba el esposo, nos preguntó casi desesperado, si conocíamos alguna posada… Yo le dije que, si les parecía, podían acomodarse en nuestra choza. Sabía que mi esposo estaba de acuerdo: siempre dice que hay que acoger a los peregrinos y extranjeros. Muchos no confían, porque dicen que los extranjeros son todos malhechores que te roban… pero nosotros nos recordamos que nuestros padres fueron extranjeros en Egipto, y que allá les acogieron.
Esta pequeña acogida fue un regalo inmenso para nosotros. El Niño nació en la choza… yo fui madrina del pequeño Jesús y buena amiga de María su mamá.

Lectura bíblica:
Por aquellos días salió un decreto del emperador Augusto, por el que se debía proceder a un censo en todo el imperio. Este fue el primer censo, siendo Quirino gobernador de Siria. Todos, pues, empezaron a moverse para ser registrados cada uno en su ciudad natal. José también, que estaba en Galilea, en la ciudad de Nazaret, subió a Judea, a la ciudad de David, llamada Belén, porque era descendiente de David; allí se inscribió con María, su esposa, que estaba embarazada. Mientras estaban en Belén, llegó para María el momento del parto, y dio a luz a su hijo primogénito. Lo envolvió en pañales y lo acostó en un pesebre, pues no había lugar para ellos en la sala principal de la casa. (Lucas 2, 1-7)

Reflexionemos:
Siempre nos asombra y hasta indigna la actitud de rechazo de los de Belén. ¿Por qué no le acogieron a José, con María y Jesús que venía en el mundo?
¿Nosotros que habríamos hecho en su lugar?
Tal vez lo mismo! O le habríamos dado a san José la dirección del Albergue “San Juan de Dios” donde acogen a los que no tienen casa…
¿Quién acogería en su casa a un extranjero desconocido, por ejemplo colombiano, peruano, cubano?
Muchas veces tenemos prejuicios que nos impiden vivir la caridad y acogida.
¿Cuántos de nosotros tienen un familiar emigrado en Estados Unidos o España?
Imaginémonos cómo se sintieron en los primeros días: solos, sin saber dónde ir, sin conocer a nadie, sin miradas simpáticas… ¡Qué bueno encontrar a personas buenas que le ayudan!
Es importante aprender de los pastores, personas pobres, la actitud de la acogida. Dar nosotros el primer paso cuando llega alguien nuevo y salir al encuentro para presentarnos, saludar, ayudar.
Es importante dar buena acogida a la gente que no es de Quito y viene a vivir en los barrios de nuestra parroquia. Los cristianos tenemos que ser acogedores, porque cada vez que acogemos al hermano, le acogemos al mismo Jesús.

Compromiso
Recordamos a nuestros familiares y amigos migrantes.
Rezamos al Señor que nos haga acogedores sin prejuicios, ni chismes, considerando a los demás como hermanos.



2 Dìa: los pastores que regalaron cobijas





Introducción
Soy Judá, mis ovejas me dan una lana muy suave y cálida. Con mi familia nos especializamos en hilar y tejer esta lana. Lo que más me gusta son las túnicas, los ponchos y las cobijas que confecciona la abuelita Sarai.
El otro día estaba entregando con mi esposa Rut una cobija y una túnica que quería comprarme la vecina Miriam y ella antes que todo me presentó a estos dos huéspedes que llegaron de lejos, de Nazaret. Mejor dicho... eran tres. Un chiquito recién nacido: pequeño y… como puedo explicar? Cuando lo vi, no lograba soltar la mirada de él… Parecía casi que mientras lo miraba y jugaba con él en mí aumentara la paz y la tranquilidad. Me encariñé del pequeñito Jesús.
Me daba pena verlos en esta situación… con frío y falta de medios… En esta temporada en Israel es invierno y hace frío, a menudo nieva… Sin pensar mucho en la economía de la familia mi esposa regaló la cobija para el niño y la túnica para la mamá.
José, el papá, casi no quería aceptar pero, para no ofender su amor propio le dije, considerando que era carpintero, si podía ayudarme con una puerta que chillaba: fue feliz de poder ser útil… y María fue tan contenta de la túnica y de la cobija… con mi esposa nos sentimos tan bien que casi nos parecía de haberle regalado algo al mismo Dios… Ahora tendremos que decírselo a la abuela..

Lectura bíblica
Cuando el Hijo del Hombre venga en su gloria rodeado de todos sus ángeles, se sentará en el trono de Gloria, que es suyo. Todas las naciones serán llevadas a su presencia, y separará a unos de otros, al igual que el pastor separa las ovejas de los chivos. Colocará a las ovejas a su derecha y a los chivos a su izquierda. Entonces el Rey dirá a los que están a su derecha: «Vengan, benditos de mi Padre, y tomen posesión del reino que ha sido preparado para ustedes desde el principio del mundo. Porque tuve hambre y ustedes me dieron de comer; tuve sed y ustedes me dieron de beber. Fui forastero y ustedes me recibieron en su casa. Anduve sin ropas y me vistieron. Estuve enfermo y fueron a visitarme. Estuve en la cárcel y me fueron a ver.» Entonces los justos dirán: «Señor, ¿cuándo te vimos hambriento y te dimos de comer, o sediento y te dimos de beber? ¿Cuándo te vimos forastero y te recibimos, o sin ropa y te vestimos? ¿Cuándo te vimos enfermo o en la cárcel, y te fuimos a ver? El Rey responderá: «En verdad les digo que, cuando lo hicieron con alguno de los más pequeños de estos mis hermanos, me lo hicieron a mí.» (Mateo 25, 31-40)

Reflexión
Hoy como ayer hay situaciones de pobreza. Son muchas las personas que no tienen para vestirse, comer, que no viven bien.
Contemplando el nacimiento, todos somos más buenos y solidarios. Mirando a Jesús necesitado, todos querríamos regalarle algo para que no sufra, exactamente como lo hacen los pastores.
La parábola del juicio final, que hemos escuchado, nos indica muchas situaciones de necesidad: hambre y sed, ser extranjeros sin casa, falta de ropa, enfermedad, ser solos en la cárcel.
Jesús nos dice que lo que hacemos para aliviar el sufrimiento de alguien en esta tierra se lo hacemos a Él mismo. Los pobres son sacramento de la presencia de Dios.
En muchas situaciones hay "frío": no sólo el frío del invierno, sino también la falta de calor humano, de relaciones buenas, de motivaciones que alimentan el deseo de vivir. Mucha gente necesitaría en regalo la cobija de la amistad y la túnica de nuestra comprensión.

Compromiso
En nuestra parroquia hay el grupo “Cáritas”: un grupo de personas que, en nombre de toda la comunidad, recoge ropa, alimentos, plata, para ayudar en esta forma, con la contribución de todos, a los pobres de nuestro sector. Más abajo de la Iglesia funciona en los días martes (de 15h00 a 17h00) el “Ropero”. Se venden a precios muy bajos (15 cv, 25 cv, …) prendas de ropa de segunda mano para ayudar a familias numerosas y financiar, por lo menos un poco, las ayudas (becas escolares, medicamentos, …). Proponemos recoger ropa que no utilizamos para el ropero de Cáritas (se puede ponerla el día domingo en los tachos amarillos que están en la Iglesia Parroquial o en la capilla de Morán).



3 Dìa: el pastor que regalò alimentos




Introducción
Yo soy Manasés. Soy pastor, pero también tengo con mi hijo una tienda de alimentos… mi esposa se murió hace dos años…
Todos los vecinos de Belén vienen a hacer compras en mi tiendita. Mi hermano está en Jaffa, en la costa, y tiene una finca: siempre nos envía acá en la sierra de Palestina vegetales, frutas, productos que llegan con las naves de los fenicios y romanos.
El vecino Judá, que vino para comprar unas cebollas, me comentó que en la choza de la vecina Miriam está una familia de Nazaret, de la familia de David, con un chiquillo recién nacido.
Después de un viaje tan largo y con un niño pequeño sin duda le hará falta algo de comida…
Mi esposa habría ido enseguida llevando algunas cosas buenas… bueno, hay que ser solidarios.. ahora preparo un canasto con algunas cositas para estos hermanos y me voy a visitarlos.

Lectura bíblica
En aquel tiempo Jesús dijo a sus discípulos: «El que los recibe a ustedes, a mí me recibe, y el que me recibe a mí, recibe a Aquel que me ha enviado. El que recibe a un profeta porque es profeta, recibirá recompensa digna de un profeta. El que recibe a un hombre justo por ser justo, recibirá la recompensa que corresponde a un justo. Asimismo, el que dé un vaso de agua fresca a uno de estos pequeños, porque es discípulo, no quedará sin recompensa: soy yo quien se lo digo.» (Mateo 10, 40-42)

Reflexión
El problema del hambre no es un problema antiguo o sólo de países lejanos. Lastimosamente le afecta a mucha gente también en nuestra parroquia. Muchas personas timbran en la parroquia para pedir ayuda: muchas veces es para pedir un poco de arroz o fideo.. porque el sueldo no alcanza. En el mundo la situación es dramática: el 80 por ciento de la población (alrededor de 4.000 millones de personas) puede contar con el 20 por ciento de los recursos… sería como si un padre tuviera 10 hijos, llevara a la casa 10 panes y dos de sus hijos se comieran 8 panes dejando a todos los otros hermanos sólo 2 panes…este padre estaría muy sufrido por el egoísmo de los dos hijos. En el mundo hay recursos para que todos los hombres y mujeres tengan para vivir, y muchas personas mueren de hambre cada año… es una grandísima injusticia que le hace sufrir a Dios.
¿Qué hacer?
En primer lugar asumir un estilo de vida sobrio sin consumir más de lo que necesitamos (¡demasiadas golosinas o comida chatarra no es saludable!) y en segundo lugar ser solidarios con los que más necesitan.
Sería una propuesta buenísima no tomar alcohol y con la plata que se habría gastado y desperdiciado emborrachándose, comprar alimentos para los necesitados…
Jesús nos recuerda una vez más que cuando regalamos algo de corazón a los pobres Él mismo está muy contento y orgulloso de nosotros.

Compromiso
El grupo “Cáritas” de nuestra parroquia prepara y vende la funda solidaria: una funda con alimentos (arroz, atún, lentejas, azúcar, aceite,…). Proponemos a cada familia comprarla para sostener el fondo de Cáritas y a cada novena comprar una o más fundas solidarias para entregarlas a alguna familia o ancianos vecinos necesitados.
También se puede hacer entre los participantes a la novena una recolección de alimentos para entregarlos a quiénes los necesiten.




4 Dìa: la pastora que visitò y escuchò a la Virgen Marìa





Introducción
Yo soy Esther, estuve afuera del pueblo con mi rebaño y otros compañeros para buscar un poco más de pasto.
Anoche en el campo algo nos espantó: nada menos que una aparición de ángeles. Yo había pensado que algo extraordinario estaba pasando: se vio una estrella rara. Era más luminosa y se dirigía hacia el campo de los pastores de Belén. El lugar donde Dios le hizo una promesa importante al Rey David.
Yo pensé que estaba soñando, pero me pellizqué y me dolió… pues ¡estaba despierta! Los ángeles nos anunciaron cantando y bailando una gran alegría: el nacimiento del Salvador.
Todos buscaron algo para regalárselo, puesto que el niño tenía que ser un Rey…
En mi pobreza, yo no tenía nada para regalarle… pero siempre los varones se olvidan de lo más importante: había que estar a lado de su madre para escuchar todo lo que estaba viviendo… le hacía falta alguien para desahogarse, para compartir estas obras grandes que Dios está realizando y que le hiciera compañía.
Fue una mañana inolvidable: el niñito es una maravilla y la mamá, María, es de veras bendita entre todas las mujeres. Como me había imaginado, tenía gana de conversar y hasta me pidió por favor tener en brazo al Chuchito para poder ponerse la túnica que le regaló Judá y recibir los alimentos de Manasés.
Ahora voy a descansar un rato porque en la tarde quiero regresar para hacer compañía a esta nueva amiga.

Lectura bíblica
En la región había pastores que vivían en el campo y que por la noche se turnaban para cuidar sus rebaños. Se les apareció un ángel del Señor, y la gloria del Señor los rodeó de claridad. Y quedaron muy asustados. Pero el ángel les dijo: «No tengan miedo, pues yo vengo a comunicarles una buena noticia, que será motivo de mucha alegría para todo el pueblo. Hoy, en la ciudad de David, ha nacido para ustedes un Salvador, que es el Mesías y el Señor. Miren cómo lo reconocerán: hallarán a un niño recién nacido, envuelto en pañales y acostado en un pesebre.» De pronto una multitud de seres celestiales aparecieron junto al ángel, y alababan a Dios con estas palabras:
«Gloria a Dios en lo más alto del cielo y en la tierra paz a los hombres: ésta es la hora de su gracia.»
Después de que los ángeles se volvieron al cielo, los pastores se dijeron unos a otros: «Vayamos, pues, hasta Belén y veamos lo que ha sucedido y que el Señor nos ha dado a conocer.» Fueron apresuradamente y hallaron a María y a José con el recién nacido acostado en el pesebre. Entonces contaron lo que los ángeles les habían dicho del niño. Todos los que escucharon a los pastores quedaron maravillados de lo que decían. María, por su parte, guardaba todos estos acontecimientos y los volvía a meditar en su interior. Después los pastores regresaron alabando y glorificando a Dios por todo lo que habían visto y oído, tal como los ángeles se lo habían anunciado. (Lucas 2, 8-20)

Reflexión
Un servicio muy importante es lo de escuchar. Son nuestros maestros los pastores que escuchan atentos el anuncio de los ángeles, y sobre todo María que escucha todos los acontecimientos que le pasan meditándolos y guardándolos en su corazón.
¡Cuántas veces María escuchó las preocupaciones, las quejas de san José y también los cuentos de Jesús niño, o sus descubrimientos sobre Dios en las largas horas de oración a solas!…
La Iglesia en su larga tradición nos indica la necesidad de vivir las obras de caridad: no sólo las “corporales”, también las obras de misericordia “espiritual”: enseñar al que no sabe, dar buenos consejos al que los necesite, corregir al que yerra, perdonar las injurias (¡qué difícil resulta!), consolar a las personas tristes, sufrir con paciencia los defectos de los demás, rogar a Dios por vivos y difuntos. No son servicios materiales, pero si ayudan mucho.
Si lo pensamos: ¡cuántas personas solas! ¡Cuántas con baja autoestima! Sería importante dedicar más tiempo a estas personas… tal vez es propio nuestra esposa, nuestro esposo, o nuestros/as hijos/as, o los abuelitos, o los vecinos… que necesitan un poco de tiempo para contar su vida y así sentirse valorados/as.

Compromiso
Dedicar un poco de tiempo para escuchar a una persona.




5 Dìa: el pastor que se puso a servicio





Introducción
Yo soy Juan, anteayer, como siempre, me fui en la tienda de Manasés para comprar algo de comida… a parte un poco de queso de mis ovejas, se me terminó todo.
En la tienda de Manasés toda Belén se entera de las novedades… este censo que ordenó el emperador romano lleva consigo muchos viajes y familiares que viven lejos desde años regresan a Belén. Así que me enteré que José el carpintero, el primo de mi cuñado, está en la choza de Miriam. Los otros pastores me contaron de los prodigios de las apariciones de ángeles, de la paz que este niño suscita en los que le dejan un poco de espacio en su corazón. Claro que ya me fui ayer para visitarle a José, y también para conocer a su esposa María. Es verdad que este niño tiene algo especial. Y hay mucha gente que se da una vuelta para estar un poco con ellos. Casi no tienen el tiempo para cambiarle los pañales al niño.. por suerte que Esther le ayuda a María. Pero, ¿quién le ayuda a José? Ahora voy a mi casa para coger escoba, pala, balde para el agua, y después iré a limpiar un poco la choza de Miriam… todos se distraen contemplando al niño Jesús, pero hace falta alguien con sentido práctico… Siempre me gustó el servicio sencillo, concreto y humilde… sí, creo que en esta forma yo también podré ayudar…

Lectura bíblica
Santiago y Juan, hijos de Zebedeo, se acercaron a Jesús y le dijeron: «Maestro, queremos que nos concedas lo que te vamos a pedir.» El les dijo: «¿Qué quieren de mí?» Respondieron: «Concédenos que nos sentemos uno a tu derecha y otro a tu izquierda cuando estés en tu gloria.» Jesús les dijo: «Ustedes no saben lo que piden. ¿Pueden beber la copa que yo estoy bebiendo o ser bautizados como yo soy bautizado?» Ellos contestaron: «Sí, podemos.» Jesús les dijo: «Pues bien, la copa que yo bebo, la beberán también ustedes, y serán bautizados con el mismo bautismo que yo estoy recibiendo; pero el sentarse a mi derecha o a mi izquierda no me corresponde a mí el concederlo; eso ha sido preparado para otros.» Cuando los otros diez oyeron esto, se enojaron con Santiago y Juan. Jesús los llamó y les dijo: «Como ustedes saben, los que se consideran jefes de las naciones actúan como dictadores, y los que ocupan cargos abusan de su autoridad. Pero no será así entre ustedes. Por el contrario, el que quiera ser el más importante entre ustedes, debe hacerse el servidor de todos, y el que quiera ser el primero, se hará esclavo de todos. Sepan que el Hijo del Hombre no ha venido para ser servido, sino para servir y dar su vida como rescate por una muchedumbre.» (Marcos 10, 35-45)

Reflexión
Jesús nació en Belén y, después de aproximadamente 3 años de exilio en Egipto (san José advertido en sueño, huyó allá con la santa familia porque Herodes quería matarle al Niño), vivió unos 30 años en Nazaret ganándose la vida como carpintero. Estudió y trabajó como todos nosotros: ¡Dios quiso vivir como nosotros! Esta actitud de Jesús da gran dignidad a todos los quehaceres cotidianos de cada uno de nosotros. No quiso nacer en el palacio de un rey como príncipe, sino en una condición sencilla y pobre. El se hizo servidor de todos los hombres y mujeres de todos los tiempos: Dios se puso a servicio de la vida de cada uno de nosotros por el gran amor que nos tenía desde antes de la creación del mundo.
Esta es la actitud que queremos aprender hoy: la misma del pastor Juan que de buena gana se puso a barrer la choza.
No siempre valoramos el servicio de los demás agradeciéndole a las mamás por la comida, la ropa limpia, agradeciéndole a los padres por su trabajo,…
Cuando empezó a enseñar, Jesús dijo algo muy bonito e importante: si uno quiere ser grande, no hace falta buscar honor en este mundo, ni ser famosos personajes de la televisión… mejor vivir todo lo que hacemos con espíritu de Amor. Las personas grandes e importantes a los ojos de Dios son los que se ponen a servicio con amor. Es grande la mamá que prepara la comida, lava la ropa, trabaja no murmurando o quejándose, sino por amor. Es grande el papá que se va al trabajo no sin ganas, soportando el día pesado, sino ofreciéndolo por amor a su familia y como servicio profesional para transformar y mejorar, por lo menos un poco, el mundo.
Es grande quien trata de gustarle ante que todo a Dios y no a los criterios del mundo. Es grande quien, siempre por amor, deja descansar un rato a la esposa o a la mamá y, por ejemplo, se pone a lavar los platos.
Creo que Jesús le ayudó muchas veces a su mamá: ¡y no era, como se dice equivocándose, “mandarina”, sino un grande! ¡El más grande!
El servicio concreto hecho por amor (en la casa, o también las mingas) es fundamental en nuestra fe. Es fundamental hacer las pequeñas cosas con mucho amor. Parece sencillo, pero no resulta fácil

Compromiso
Hoy proponemos escoger un gesto de servicio en la familia (poner la mesa, lavar los platos, limpiar el cuarto,…) y agradecerle a alguien que hace algo por nosotros.


6 Dìa: Melchor regala oro.



Introducción
Soy Melchor, un Rey de Oriente. Me consideran un sabio, y es verdad que me gusta investigar todo lo que acontece en el mundo, sobre todo en el cielo. No creo en el horóscopo que muchos leen en el periódico para saber cómo será el día… pero sí me gustan las estrellas. Siempre miro hacia arriba en las noches despejadas de la torre de mi palacio. Una de estas observaciones me llevó a un largo viaje. Compareció una estrella nueva y medio rara… andaba por el cielo y parecía indicar un camino, así que decidí seguirla. Según mis estudios cuando se mueve una estrella en el cielo es porque está por nacer una persona importante, normalmente un gran Rey. Por esto, me dije, hay que llevarle un regalo digno de un rey, y preparé un cofre con oro.
Después de meses de viaje con mi camello encontré a otros Magos, así nos llaman a los hombres de ciencia de la antigüedad: ¡nada de brujerías! Y por fin llegamos en Belén.

Lectura bíblica
Jesús había nacido en Belén de Judá durante el reinado de Herodes. Unos Magos que venían de Oriente llegaron a Jerusalén preguntando: «¿Dónde está el rey de los judíos recién nacido? Porque hemos visto su estrella en el Oriente y venimos a adorarlo.»
Los Magos se pusieron en camino; y fíjense: la estrella que habían visto en el Oriente iba delante de ellos, hasta que se detuvo sobre el lugar donde estaba el niño. ¡Qué alegría más grande: habían visto otra vez a la estrella!. Al entrar a la casa vieron al niño con María, su madre; se arrodillaron y le adoraron. Abrieron después sus cofres y le ofrecieron sus regalos de oro, incienso y mirra. Luego se les avisó en sueños que no volvieran donde Herodes, así que regresaron a su país por otro camino. (Mateo 2, 1-2 . 9-12)

Reflexión
El regalo de Melchor es el Oro: indica la dignidad de Rey.
Jesús es Rey del universo. Pero hace falta mucha fe para reconocer en un Niño, pobre, débil, acostado en un pesebre, al Rey del mundo…
La dignidad de Jesús no se puede reconocer de las apariencias. La dignidad de las personas a menudo no se puede deducir de las apariencias. Jesús prefería y buscaba a las personas más marginadas de su tiempo: enfermos, pecadores, endemoniados.
Jesús trataba a los pobres como si fueran reyes y reinas. Y muchos, experimentando este amor tan grande que valoraba a la persona, se convertían.
La dignidad de la persona, ¡de cada persona!, es fundamental. Jesús nos enseña a mirar más allá de las apariencias: todos en el mundo son hijos/as de Dios. Esta verdad, si la consideramos bien y la interiorizamos, cambia muchas actitudes y juicios en nuestra vida: si considero a los demás como hermanos desaparecería pronto cada forma de racismo y machismo (no existiría ni esclavo ni libre, ni hombre, ni mujer, ni blanco, ni negro, ni indígenas, ni mestizo, ni rico, ni pobre, ni discapacitado, ni…., ¡sólo hermanos!); si de veras consideráramos a los demás como hijos amados de Dios, no insultaríamos a nadie, le tendríamos más paciencia hasta a los malos y ayudaríamos con amabilidad a todos para que corrijan las malas actitudes y por fin resplandezca la imagen de nobleza y de hijos de Rey que Dios da a cada uno.

Compromiso
Ofrecemos al Señor el compromiso de crecer en la autoestima y de ayudar a todos a vivir con dignidad, considerando de veras a todas las personas como si fueran reyes.
7 Dìa: Gaspar regala incienso


Introducción
Yo soy el rey Gaspar. En mi reino al Oriente de Israel se producen muchos perfumes naturales muy ricos y preciosos: bálsamo, nardo, mirra, incienso…
En mis investigaciones vi una estrella más luminosa que las demás, signo claro de un acontecimiento extraordinario, y mientras yo reflexionaba sobre el significado de todo esto, llegó el rey Baltasar para pedirme que le vendiera unas cuantas libras de mirra para llevarla en regalo al Rey de los Reyes que, según él, la estrella anunciaba. Le vendí la mirra, pero también le pedí que me explicara lo que había adivinado leyendo los signos del cielo.
Su explicación fue tan convincente que yo mismo decidí viajar con él para honrarle a este hombre tan importante para la historia del mundo.
Sin duda, además de ser rey, será un hombre de Dios, un gran profeta. Por esto decidí llevarle en regalo incienso: es el aroma que muchos pueblos utilizan para honrarle a su Dios. Se queman algunos granos de incienso y el humo perfumado sube hacia el cielo come ofrenda y símbolo de la oración.

Lectura bíblica
Entonces se adelantó un maestro de la Ley. Había escuchado la discusión, y se quedaba admirado de cómo Jesús les había contestado. Entonces le preguntó: «¿Qué mandamiento es el primero de todos?» Jesús le contestó: «El primer mandamiento es: Escucha, Israel: El Señor, nuestro Dios, es un único Señor. Amarás al Señor, tu Dios, con todo tu corazón, con toda tu alma, con toda tu inteligencia y con todas tus fuerzas. Y después viene este otro: Amarás a tu prójimo como a ti mismo. No hay ningún mandamiento más importante que éstos.» El maestro de la Ley le contestó: «Has hablado muy bien, Maestro; tienes razón cuando dices que el Señor es único y que no hay otro fuera de él, y que amarlo con todo el corazón, con toda la inteligencia y con todas las fuerzas y amar al prójimo como a sí mismo vale más que todas las víctimas y sacrificios.» Jesús vio que ésta era respuesta sabia y le dijo: «No estás lejos del Reino de Dios.» (Marcos 12, 28-34)

Reflexión
El regalo de Gaspar es el incienso: es símbolo de la oración (se encendía para ofrecer el humo perfumado a Dios en el cielo). Gaspar entendió muy bien que Jesús no sólo era rey, sino también hombre de Dios. El incienso recuerda la vida de oración.
En la lectura que hemos escuchado Jesús nos recuerda el mandamiento más importante: amar a Dios con todo nuestro ser y al prójimo como a nosotros mismos. Jesús parece casi sugerirnos que si no le amamos a Dios, no lograremos amarles auténticamente a los hermanos. La oración hace crecer la capacidad de amar: los grandes santos de la caridad tenían una vida espiritual muy intensa. La santa madre Teresa de Calcuta dedicaba mucho tiempo a la adoración eucarística y sostenía que la compasión es el vuelo del alma hacia el prójimo y es el fruto de la oración.. a propósito insistía en que no había que olvidar las palabras de Jesús: “Lo que haces por los otros lo estás haciendo por mí”. Si nuestra relación con Dios es fuerte, nuestra caridad hacia los demás será auténtica. Amar a Dios y dedicarle tiempo en la oración nos transformará en fuegos de amor para calentar al mundo.


Compromiso
Ofrecemos al Señor el compromiso de fortalecer por medio de la oración nuestra relación de amor con él. Podemos repetir la antigua oración del incienso que sigue.





8 Dìa: Baltasar regala mirra





Introducción
Soy el rey Baltasar, pero les confieso que después del encuentro con el Rey de Reyes, ya no me siento tan noble… yo tengo riquezas, poder, ciencia, pero contemplando en Belén a Jesús entendí mejor lo que significa la realeza. ¡Un niño se nos nació para salvar al mundo! El rey no es el tirano que hace lo que le da la gana, que vive en el lujo con todo el tiempo para seguir sus intereses.
Dios quiso ser rey naciendo pobre. Su nobleza es el amor. Es rey porque nos ama y todos los que tengan un poco de corazón lo quieren como Señor de su vida. El poder de Dios es el Amor, no la fuerza o la violencia o los ejércitos…
Por esto mirando al Niño se me estremeció el corazón: me imaginé todo lo que Jesús sufrirá pagando en carne propia por el egoísmo de la humanidad.
Nació no para morir, sino para dar la vida y ayudarnos a dar nuestra vida. Por esto le regalé la mirra… no sé qué pensaron su papá y su mamá con estos regalos.. tal vez habrían preferido pañales, queso, cobijas… pero me parecía importante dejar algo para honrar el cuerpo y la vida de este gran Rey.

Lectura bíblica
Después de esto, José de Arimatea se presentó a Pilato. Era discípulo de Jesús, pero no lo decía por miedo a los judíos. Pidió a Pilato la autorización para retirar el cuerpo de Jesús y Pilato se la concedió. Fue y retiró el cuerpo. También fue Nicodemo, el que había ido de noche a ver a Jesús, llevando unas cien libras de mirra perfumada y áloe. Tomaron el cuerpo de Jesús y lo envolvieron en lienzos con los aromas, según la costumbre de enterrar de los judíos. En el lugar donde había sido crucificado Jesús había un huerto, y en el huerto un sepulcro nuevo donde nadie todavía había sido enterrado. Como el sepulcro estaba muy cerca y debían respetar el Día de la Preparación de los judíos, enterraron allí a Jesús. (Juan 19, 38-42)

Reflexión
Se estarán preguntando: ¿Por qué, para prepararnos a la Navidad, escogieron una lectura bíblica que nos lleva a la pascua de Jesús?
Jesús nace y ya leemos de su muerte.. parece contradictorio…
En verdad el regalo de Baltasar, la mirra, es un regalo que habla de muerte. Se utilizaba para ungir y embalsamar los cuerpos de de los muertos (sobre todo de las personas importantes).
Baltasar quiere subrayar con este regalo que Jesús nace para que la muerte no tenga poder.
Jesús nació para salvarnos, y nos salva dando su vida.
Entonces, más que de muerte, la mirra nos habla de vida: la vida que Jesús nos regala en la cruz para salvarnos.
Celebrar Navidad sin fe en la Pascua de resurrección no tiene sentido. El final de la historia que empieza en Belén será un final de gloria en la Resurrección el Domingo de Pascua.
Jesús nos da el ejemplo para que todos aprendamos a dar la vida, a dar un poco de nuestro tiempo y recursos a los pobres.

Compromiso
Ofrecemos al Señor nuestro compromiso de utilizar bien el tiempo que se nos da, para hacer el bien y para que todos tengan la posibilidad de una vida digna.
9 Dìa: el Padre nos regala al Hijo Jesùs




Introducción
Yo soy el Padre de Jesús. Siempre me nombran primero cuando se persignan “En el nombre del Padre…”.
Los padres de la parroquia quisieron que dijera algunas palabras en esta novena. Me da gusto que se estén preparando para el Nacimiento de Jesús, mi Hijo amado.
Desde hace miles de siglos estamos pensando, con Jesús y el Espíritu Santo (¡bien se entiende!), cómo decirle a la humanidad y a cada uno de ustedes, que le queremos.
Nos preocupaba la actitud de egoísmo de muchos.. y no sabíamos bien como ayudarles para ser buenos y así vivir en paz y felicidad.
Se me vino una idea de veras divina: regalar la presencia de Jesús al mundo…
No sólo desde el cielo, sino en la historia, en la tierra.
Fue el regalo que más me costó… desprenderme de Él por más de treinta años… para Mí fue un tiempo más largo que una eternidad… pero mi Amor para ustedes es tan grande que lo hicimos de buena gana.
Mi regalo para ti es la presencia de Jesús: escúchalo siempre, experimenta en su vida nuestro Amor. Deja que crezca en ti, dedícale un poco de tiempo cada día. Confiamos en ti.

Lectura bíblica
Queridos míos, amémonos unos a otros, porque el amor viene de Dios. Todo el que ama ha nacido de Dios y conoce a Dios. El que no ama no ha conocido a Dios, pues Dios es amor. Miren cómo se manifestó el amor de Dios entre nosotros: Dios envió a su Hijo único a este mundo para que tengamos vida por medio de él. En esto está el amor; no es que nosotros hayamos amado a Dios, sino que él nos amó primero y envió a su Hijo como víctima por nuestros pecados. Queridos, si Dios nos amó de esta manera, también nosotros debemos amarnos mutuamente. A Dios no lo ha visto nadie jamás, pero si nos amamos unos a otros, Dios está entre nosotros y su amor da todos sus frutos entre nosotros. Y ¿cómo sabemos que permanecemos en Dios y él en nosotros? Porque nos ha comunicado su Espíritu.
Pero también hemos visto nosotros, y declaramos, que el Padre envió a su Hijo como Salvador del mundo. Quien reconozca que Jesús es el Hijo de Dios, Dios permanece en él y él en Dios. Por nuestra parte, hemos conocido el amor que Dios nos tiene, y hemos creído en él. Dios es amor: el que permanece en el amor, permanece en Dios y Dios en él.
Cuando el amor alcanza en nosotros su perfección, miramos con confianza al día del juicio, porque ya somos en este mundo como es El. En el amor no hay temor. El amor perfecto echa fuera el temor, pues hay temor donde hay castigo. Quien teme, no conoce el amor perfecto. Amemos, pues, ya que él nos amó primero. Si uno dice «Yo amo a Dios» y odia a su hermano, es un mentiroso. Si no ama a su hermano, a quien ve, no puede amar a Dios, a quien no ve. Pues este es el mandamiento que recibimos de él: el que ama a Dios, ame también a su hermano. (1 Juan 4, 7-21)

Reflexión
A lo largo de esta novena todos le regalaron a Jesús algo: Miriam la posada, Judá y Rut la cobija y la túnica, Manasés y su hijo los alimentos, Esther el tiempo para escuchar, Juan el servicio sencillo y humilde de limpiar, Melchor el oro, Gaspar el incienso, Baltasar la mirra… todos regalan algo…
En realidad el Padre es el primero que dona. El nos dio al Hijo Jesús como regalo para nuestra vida. Celebrar la Navidad es recordar la disponibilidad de Jesús a ser el regalo del Padre en el Espíritu Santo para la salvación de toda la humanidad.
Dios es Amor. Este es el tema de nuestro año pastoral: la caridad. Aprender a vivir amando: ¡no sólo en Navidad, sino siempre!
San Juan en su primera carta nos recuerda: “El que no ama no ha conocido a Dios” y nos revela la verdad más alta nunca alcanzada por la mente humana: Dios es Amor, o sea regalo gratuito de uno mismo.
Dios estará contentísimo en esta Navidad si lograremos ser más caritativos, o sea más solidarios, gentiles, acogedores, disponibles, misericordiosos… porque Él es así con nosotros.
El secreto de la felicidad es hacer felices a los demás.
La novena lleva como título: “Navidad, fiesta de solidaridad”.
En efecto la Navidad es la fiesta de un Dios solidario con su familia en la tierra y de todos los hombres y mujeres de buena voluntad que quieren vivir el mismo estilo indicado por Jesús a lo largo de toda su vida: el amor sin límites.
¡Feliz Navidad, fiesta de la solidaridad de Dios y de todos nosotros!

Compromiso
Participaremos en la Misa del gallo (di mezzanotte) o de Navidad con atención, agradeciéndole a Dios por su gran Amor.


sabato 22 agosto 2009

un po' di foto...


INCREDIBILE!!!


"Sìo sicuri?"
"Sì!"
"Eora 'ndemo vanti!"


...è fatta!!

Ancora più INCREDIBILE!! Flavio balla... (fonti beninformate dicono che abbia preso un tot di lezioni per non pestare i piedi alla Gloria!)



Scena romantica... Flavio. ocio a non spingere troppo forte!

W i sposi!!!



Smontando il tetto della cappella di san Josè de Moràn


Macchina d'epoca "Normale" a Cuba


Chissà se sparerà...


Famiglia missionaria a mollo (Samuele, Anna, Angela, Nicola, Gianluca Pellichero)


Motore fuori-bordo. W il canotto!


Dalla "quasi cima" del Cotopaxi alle 6 di mattina sullo sfondo il Pichincha (4700) con le luci di Quito

Estate 2009

Non son riuscito a tener fede al mio proposito di scrivere una volta al mese...
Cercherò di recuperare...
Da Pasqua ad oggi ne abbiamo fatte parecchie:

Per 5 settimane fine aprile e tutto il mese di maggio, mentre p.Nicola seguiva la vita ordinaria della parrocchia io, con gli animatori dei gruppi bibilici, ho visitato circa 650 famiglie di 5 barrios (conjunto Marantha III, Luz y Vida, Colinas del Valle, Urbanizaciòn s. José, Ecuador) per invitare a due catechesi e proporre alla gente che iniziassero a incontrarsi come gruppo biblico. Sono nati così i 5 gruppi che abbiamo chiamato C.E.Pa., cioè Comunità di Evangelizzazione Parrocchiali con 10-15 persone ciascuno.Adesso stiamo scrivendo i libretti cha accompagnano ogni 15 giorni l'incontro dei vari gruppi. Un mercoledì sì e uno no ci incontriamo con i circa 20 animatori per far vivere loro il tema che la settimana successiva daranno nella C.E.Pa. Del loro barrio. Un lavorasso che Speriamo dia buoni risultati.Interessante l'esperienza del "porta a porta"... Dovremmo recuperarla anche a Padova. Alcun ti accolgono contentissimi, altri ti chiudono la porta in faccia, altri approfittano per chiederti del catechismo, di cosa serve per battezzare i figli, altri alla nostra presentazione: «Soy el padre de la parroquia catòlica. Vine, si quieren para bendecir su familia...(sono il padre della parrocchia cattolica. Son venuto per benedire, se vuole, la sua famiglia)» rispondevano: «No, gracias, estamos en buena salud. (No, grazie, stiamo bene di salute)»! Dicevo che dovremmo reimparare ad "andare verso", più che aspettare che la gente venga da noi: è più la gente che non viene a Messa di quella che ci viene!

L'ultima domenica di maggio abbiamo vissuto la festa della parrocchia, con forum sulla famiglia e "serenata della Madonna" (concerto in onore di Maria) al sabato pomeriggio e processione, Messa campal solenne con anniversari di matrimonio, pranzo comunitario e giochi per famiglie alla domenica.


Il 20 di giugno un'altra iniziativa nuova: i matrimoni comunitari!

No! Non pensate che tutti si sposano con tutti... Ognuno col suo/a, ma nella stessa Messa. 7 coppie (spesso vivevano insieme da anni, ma non si erano mai sposati in chiesa) han fatto insieme la preparazione, la celebrazione del sacramento e un po' di festa.



Verso fine mese abbiamo tentato di scalare il Cotopaxi con Nicola Pellichero e Claudio Mauri (suo cognato in visita). Ci siamo fermati gloriosamente a circa 5750 (la forma fisica non era delle migliori) godendoci l'alba e la discesa.






E poi l'avventura cubana... Con Angela, Nicola e i loro tre bambini siamo stati a Cuba. Un po' per fare verifica dei loro tre anni di esperienza missionaria "fidei donum", un po' per fare ferie, un altro po' per conoscere un mondo diverso... Chissà se il nostro servizio missionario un domani passerà per di là...Un viaggio per me interessantissimo: non solo per la natura bellissima (spiagge con acque cristalline e nuotate in mezzo ai pesci - grazie mamma e papà per gli occhialetti!-, campagne verdi, vegetazione tropicale,...), per una struttura politica-sociale diversa dalla nostra, per le macchine d'epoca in circolazione (abbiamo viaggiato su un taxi degli anni Quaranta che avrà avuto circa 2 milioni e mezzo di chilometri... E per noi una macchina è vecchia con 100-150 mila chilometri!), ma anche per la gente conosciuta a La Habana, a Playas del Este, Viñales e per me a Santiago de Cuba (16 ore di bus per andare, e ritorno in macchina con padre Federico da Chiavari-Liguria con alcuni suoi parrocchiani), Holguin, Santa Clara. È difficile commentare un mondo diverso... Chissà che riusciamo a farlo di persona. Aggiungo solo che in tutta l'isola ci sono 300 preti per 13,5 milioni di abitanti (Padova ne ha circa 700 per un milione!...). Cercherò di trascrivere una pagina del mio diario di viaggio sui sigari (altra scoperta importante dell'isola).

Tornato dai Caraibi, subito sotto con il campamento vacacional (una specie di Grest - attività estive per ragazzi) con 120 bambini e una cinquantina di animatori (14-20 anni). Per due settimane si son trovati al pomeriggio accompagnati dalla storia di san Paolo. Molto bello lo spettacolino finale di sabato 2 agosto con tutti i genitori.













Sabato 25 luglio siamo stati di festa! Flavio Brunello (il missionario laico partito con me nell'inverno 2005) si è sposato con Gloria Soto... E si è vestito bene (a vederlo in completo con cravatta abbiamo fatto fatica a riconoscerlo e... a non ridere), e ha addirittura ballato con lei un valzer (come da tradizione locale). Il pranzo è stato "misto" un po' di cucina italiana e un po' ecuatoriana. Una festa semplice, come sempre dovrebbe essere. Gli sposi, il giorno prima del matrimonio, son stati dalle 2 alle 7 di pomeriggio a sistemare chiesa e fiori, tavoli e panche. Per il matrimonio del secolo ci hanno allietato con la loro presenza molti amici: Doriano (fratello di Flavio) con Moreno e Maela (coppia di amici "compari" del Flavio); don Francesco Fabris (fondatore e primo parroco della nostra parrocchia "Marìa Estrella de la Evangelizaciòn" - attuale parroco di Maserà-); Lara Borella (missionaria con noi nei due anni precedenti, tornata dopo un anno); Gianluca Fior (da Cittadella, missionario qui abbastanza anni fa...); Natalina, Francesco e Beatrice con i loro bambini,...

La settimana scorsa abbiamo poi vissuto un momento di scambio tra il nostro gruppo degli adolescenti e un gruppo giovanile di Guayaquil. E poi siamo andati al campo (3 giorni) in tenda con il gruppo adolescenti.





Nel frattempo erano anche arrivati Emma, Enrico, Federica, Filippo, Roberta e Roberto (il gruppo di giovani che hanno frequentato durante l'anno scorso il cammino formativo del Centro Missionario Diocesano: "Viaggiare per condividere") che, dopo una settimana vivendo nelle famiglie della parrocchia, han condiviso lavoro, chiacchierate e visite (soprattutto con Lorenza e don Nicola) a Carcelén Bajo (con don Giampaolo Assiso e Nicola Zerbetto), a Esmeraldas-Tachina-Atacames (incontrando tra gli altri don Daniele Favarin e anche il vescovo Eugenio Arellano, oltre alle suore elisabettine e a suor Massimiliana, paesana - Fossaragna/Arzercavalli - della Lorenza), a Salinas di Guaranda (incontrando il padre Antonio Polo).






Durante queste settimane, inoltre, abbiamo cominciato i lavori per rifare il tetto della cappella più vecchia della parrocchia (del 1951). I travi portanti non portavano più molto, se non nutrite colonie di tarli... Adesso per tetto c'è il cielo... Oggi Nicola, memore delle sue origini montanare e delle sue "voglie da boscaiolo dell'Altopiano" andrà in cerca di una motosega per tagliare i travi vecchi.

Ecco alcune cose...State bene!
Mauro

P.S. Per inciso: siccome mia sorella si sposa, farò una capatina a Padova (11/10 - 11/11). Ci vedremo dunque dal vivo!

venerdì 10 aprile 2009

Pasqua: intuizioni di immagini definite



San Paolo dice che qui in questa terra vediamo le cose come in uno specchio opaco, senza buona definizione, con contorni sfumati, colori indefiniti… quasi solo la sagoma del reale.
Ci piacerebbe un sacco essere Dio per vedere le cose chiaramente, così come sono… con un unico colpo d'occhio e cuore cogliere la verità tutta intera. Ma ahimè ci ritroviamo spessissimo con Pilato a chiedere: "E cossa sea la verità?".
La nostra storia personale, le vicende di Padova, la storia politica italiana (con le sciocche dichiarazioni del presidente del consiglio, riportate dai telegiornali ecuatoriani, sul prendere il fatto di dormire nelle tende della Protezione Civile come un week-end di vacanza in campeggio -scusate la parentesi, ma 'sta cosa ci ha indignato!), le differenze economiche ricchi e poveri del mondo, la crisi economica mondiale, le prese di posizione del Papa Benedetto, le storie delle persone che vivono qui in parrocchia.. Sono un mondo che facciamo fatica a decifrare e giudicare. I contorni sono troppo grandi, i problemi molte volte non sappiamo come prenderli. Una realtà troppe volte indefinita, senza un senso chiaro, senza direzione definita…
Soprattutto la sofferenza rende più nebbiosa la comprensione… la morte che è là sullo sfondo sembra cancellare i bordi della nostra vita.

Ci fa bene e aspettiamo con ansia la notte in cui "morte e vita si sono affrontate in duello", in cui il Signore della vita era morto, ma ora vivo dà senso (cioè significato e direzione) alle nostre vite.
Abbiamo voglia di dire: Cristo mia speranza è risorto e mi precede nella Galilea della nostra vita quotidiana per "ordinare il nostro ordinario" … per mettere al loro posto, con chiarezza, tutte le cose sfocate che non capiamo. Per realizzare l'immagine di Dio che ci portiamo dentro.
Crediamo che la risurrezione sia lo specchio vero e bello che ci restituisce, insieme con la gioia e la speranza, il senso delle cose. Non vince la morte! L'ultima parola è del bene! Non devo vivere nell'egoismo per cercare di strappare con qualche secondo di soddisfazioni personali qualcosa alla morte, ma posso fare come Gesù e dare un po' della mia vita, essere generoso, cercare di fare un po' contento un altro. Questo ci dà fiducia nel futuro, ci fa sentire bene e voluti bene… ci fa vivere per davvero.
Ricevere il dono della vita di Gesù ci fa davvero rinascere, e lo vediamo in molte persone. Senza la risurrezione di Gesù non ci resterebbe che comprarci un martello o una pietra di granito per smartellarci...
E invece molti qui capendo che per Dio sono importanti ritrovano voglia di vivere e lottare, di riprovarci nonostante mille cadute.

Ci piace questa foto (grazie Chiara di Stanghella!), perché ci ricorda che qualche volta ci confondiamo e guardiamo l'immagine sfocata e non il reale. Bisogna "rinascere dall'alto" come diceva Gesù a Nicodemo… e ci accorgiamo che l'unica forza capace di farci rinascere e tenere botta in un mondo che non capiamo bene è sapere che Dio ci vuole un bene da matti. E questo ci rigenera, ci fa rinascere.

Spesso per paura siamo solo l'immagine sfocata del Bene che potremmo essere.
Grazie Signore del Bene che ci vuoi e che vuoi che siamo!
Buona Pasqua a tutti, Gesù che ha sofferto per dirci che ci vuole proprio bene, ci faccia rinascere (in alta definizione) all'ottimismo!

Nicola e Mauro (parroco e vicario di una parrocchia del nord di Quito) con Flavio e Lorenza

Venerdì santo: Voglia di piangere…


In questi giorni abbiamo molto confessato: un poco in parrocchia, un poco nelle parrocchie vicine per le celebrazioni penitenziali per Pasqua.
Non rompiamo il segreto dicendo che tante persone han pianto. Ci colpisce, nella semplicità della gente di qui la serietà del loro "arrepentimiento", il dispiacere sincero (anche un po' emotivo) per le colpe commesse e per un sacco di rogne che si trovano a vivere… da problemi salute, a difficoltà economiche, a (purtroppo frequentissimi) conflitti e problemi di coppia, a solitudine, a mancanza di senso e autostima...
Dopo alcune ore di confessioni ad ascoltare ci pesava come un senso di oppressione la mole di tutta questa sofferenza. "Boia can!" continuavamo a ripeterci. Chiacchierando insieme ci dicevamo che ci piacerebbe poter togliere con un colpo di spugna queste sofferenze, ma ci rendiamo conto che non è così semplice.
Già ascoltare e condividere ridà molta speranza, l'esempio e gli atteggiamenti di Gesù, poi, rianimano, fanno sentire che Dio è vicino… che ci è passato anche Lui. Non ha evitato morte e sofferenza, ma ci si è messo dentro.
Stiamo capendo un po' quanto grande è il cuore di Gesù! Noi, semplici confessori, ci sentivamo oppressi per aver ascoltato un po' di sofferenze: Lui le ha prese su di sé! Tutte!! Come gheto fato, Signore!?
Ma quanto bene vuoi?!

Commuove.

Se ci pensiamo bene, a Gesù in croce con sopra tutta la sofferenza, l'ingiustizia, il male del mondo, ci viene da piangere. Un pianto di ringraziamento… il pianto visto in tante persone al ricevere l'assoluzione, il pianto commosso di alcuni/e guardando nelle ultime stazioni della via crucis i giovani che rappresentavano Maria con in braccio Gesù morto: le lacrime, quelle che fanno bene, di chi si sa amato/a senza merito.

Beh, insomma, ci son lacrime e lacrime: quelle della sofferenza da cui molti non sanno venir fuori (i sepolcri chiusi e oppressi da pietrone pesanti dai molti nomi… e tutti ce n'abbiamo qualcuna… qui in America Latina ma pensiamo tra le altre cose anche al recente terremoto in Abruzzo e alla "crisi" economica del nord del mondo che attanaglia molti con cassintegrazione, poca prospettiva di futuro, preoccupazioni, necessità di cambiare stile di vita. Qui purtroppo la "crisi" c'era da prima: è un fatto permanente…) e quelle delle piccole luci che l'Amore di Gesù apre nei nostri cuori perlomeno a livello di speranza e di consolazione (Lui che ci è passato non è indifferente al dolore).
Mauro e Nicola

venerdì 23 gennaio 2009

Dios Mediante




Sabato e domenica scorsi abbiamo vissuto una due giorni di formazione con una ventina di persone per dare inizio al "Progetto CEPA".

"Cepa" in spagnolo vuol dire ceppo e speriamo che dal ceppo nascano buoni germogli e frutti! C.E.Pa. In realtà vuol dire "Comunità di Evangelizzazione Parrocchiali" ed è il progetto formativo su cui abbiamo riflettuto per un anno e che cominciamo a realizzare nei prossimi mesi.
Tutto ciò è nato da alcune constatazioni e riflessioni tra noi missionari e in Consiglio Pastorale della Parrocchia stessa:



  • Dei 20-25.000 abitanti della parrocchia verranno a Messa abitualmente 1000-1500 persone (se son tante!)

  • Per i ragazzini c'è la proposta della catechesi (6 anni) ma dopo la cresima chi continua a partecipare è una esigua minoranza (normalmente quelli che si coinvolgono nel gruppo giovani)

  • Per gli adulti oltre alla messa (e per alcuni qualche gruppo apostolico, come la legione di Maria o il movimento Juan XXIII) e alla novena (i 9 giorni prima di Natale) e al rosario nel mese di maggio, non c'è praticamente niente

  • La parrocchia ha 56-58 barrios (quartieri) e conjuntos (sono gruppi di case a schiera chiuse da un muro con una guardia fuori al cancello - ci vive gente della classe media)
  • La formazione è obiettivo prioritario (chiaro, insieme alla carità!): più importante delle strutture… spendere centinaia di migliaia di euri per chiesa o patronato senza spendere l'equivalente in "strutture di formazione" è quantomeno miope (volevo scrivere "quantomeno stupido perché inutile", ma mi sono trattenuto!)


Fin qui, purtroppo, nessuna novità: più o meno un'analisi simile si potrebbe fare anche per molte delle nostre parrocchie padovane (soprattutto urbane).
L'idea che ci è venuta è quella di "fondare" dei gruppi "locali" (cioà nei barrios e non in parrocchia) accompagnati da due-tre animatori con l'obiettivo di crescere nella formazione biblica e di coinvolgersi nella vita della parrocchia. Il tutto durerebbe tre anni e poi ciascuno dovrebbe scegliere di impegnarsi nel servizio (come catechista, nel coro, come animatore di una nuova C.E.Pa., come politico - ma da cristiano!-, in gruppo Caritas, semplicemente prendendosi l'impegno di partecipare con la famiglia alla messa domenicale, andando a trovare regolarmente il tal vicino solo o ammalato,…).
Sarebbe una "struttura di formazione" per adulti. Come la catechesi per i bambini che una volta messa in moto "dura sempre" (indipendentemente dal parroco che arriva!), perché c'è un cammino strutturato, libri-sussidio, identità chiara dei catechisti…
Abbiamo iniziato con la formazione di quelli che saranno animatori: in novembre e dicembre un corso di introduzione alla Bibbia aperto a tutti (una domenica pomeriggio sì e una no…) e sono venute 50 persone! Era bello vederli arrivare in piazza ognuno con la sua Bibbia, con la voglia di sapere, di cominciare a fare sul serio nella vita della fede. Al terzo incontro abbiamo raccontato del progetto C.E.Pa. e chiesto la disponibilità di accompagnare questi gruppi nascituri come animatori… 25 han detto di sì! E con loro adesso stiamo progettando le missioni… eh, sì, perché si comincia con una missione "porta a porta" per benedire le case e invitare a 2 sere di catechesi Kerygmatiche e motivanti. Abbiamo scelto 5 barrios (per quest'anno!) perché in ogni missione uno di noi preti possa accompagnare gli animatori. Chiaramente l'obiettivo è di avere, in alcuni anni, almeno una CEPa in ogni barrio. Quindi dopo Pasqua ci lanceremo a bussare alle case del barrio Luz y Vida (1000 famiglie), del barrio Colinas del Valle (700 famiglie), del barrio Ecuador (250 famiglie), della "Urbanizaciòn s. José" (280 famiglie) e del Conjunto Marantha III (100 famiglie).
Di tutti quelli che riceveranno la visita e l'invito alcuni decideranno di impegnarsi e partecipare… non tutti, non subito.. Ma chissà! Come si dice qui: "Dios mediante" (a Dio piacendo) ci sarà lievito per far crescere tutta la pasta della parrocchia!



Per la rubrica: "Notizie di vita ordinaria" ecco alcuni aggiornamenti..


  • Abbiamo vissuto a fine dicembre l'incontro di gruppo a san Juan de Lachas (la parrocchia dove vive e lresta servizio don Francesco Bonsembiante)
  • Don Nicola (De Guio), don Bepi (Alberti), don Fabio (Lazzaro) e Nicola (Pellichero) sono in Perù a Lima per l'incontro dei missionari italiani della regione andina… speriamo che ci portino il "Pisco" (un tipo di grappa peruana)
  • Don Giampaolo Assiso si aggira per l'Italia in vacanza.
  • Da alcuni giorni risuonano in casa frasi del tipo: "Ma che scemotti che siete!". È arrivata in casa Lorenza (Bertazzo) che condividerà con la nostra ridente comunità tre anni di vita e servizio… e ha già iniziato a sopportare 'sti tre barbuti.
  • Anche se è partito subito per il Perù, anche don Fabio (Lazzaro) arricchirà la nostra comunità; infatti, terminato il suo servizio nella parrocchia "Virgen del Camino" a Esmeraldas, si aggiunge a noi per accompagnare un quartiere nuovo da 3000 case popolari (10-15000 persone) che il municipio sta costruendo.
  • È morto il gatto … ma non siamo stati noi! Cioè è disperso da un mese e mezzo, quindi immaginiamo che sia passato a miglior vita.

State bene!
Mauro