Cappellina di san Carlos (la più piccola e povera della nostra parrocchia), Messa di sabato sera. La gente da qualche giorno sta ritrovandosi ogni sera alle 19.30 per pregare la novena e han già preparato all'entrata della cappellina il presepio con tanto di muschio, statue, capanna e stella. Nel momento più solenne della Messa, dopo la consacrazione, sono inginocchiato quel mezzo minuto dietro all'altare, tutta la gente in silenzio raccolto sta pregando . In fondo, sulla porta, dei bambini di tre-quattro anni stan giocando. Si fermano, guardano il presepio rapiti e una vocetta allegra rompe il silenzio generale: "Mira la vaca grande!" ("guarda la vacca grande!") e giù a ridere e battere le mani. Stavo imboressandomi… Di tutto il presepio quel che chiamava l'attenzione per i bimbetti era il bue.
La scena ci è proprio piaciuta (stiamo scrivendo in tre: Flavio, Mauro e Nicola): per lo stupore allegro dei piccoli, che tante volte non abbiamo; per la voglia di condividere, uno si è accorto della vaca grande e l'ha fatto notare all'altro; per il fatto che non è un vacca, ma un bove!; per l'apparente contraddizione tra il momento tanto sacro e la spontaneità di bambini che di liturgia non ne capiscono niente, ma che sono veri esperti di statuine del presepio.
Pensavamo che certe volte non ci accorgiamo, non ci stupiamo, non sappiamo vedere oltre le facciate. Che bello sarebbe recuperare lo sguardo di san Francesco a Greccio, lo sguardo che sa sospettare che la realtà è molto più di quel che sembra. La nascita di Gesù, il mistero dell'incarnazione dà importanza e dignità a tutta la vita concreta e quotidiana della nostra storia (che solo apparentemente è insignificante). Mette sugli altari non Gerusalemme, ma Nazaret. Per noi il Natale è esaltazione del quotidiano. Festa grande della laicità, del tempo feriale speso tra lavoro, famiglia, bollette, traffico, crisi economica, mestoli, vacche grandi, … Natale pensiamo sia Betlemme però insieme con Nazaret. Cioè dura 30 anni. Non a caso il tempo di Natale finisce col battesimo di Gesù (11 gennaio). Natale è Dio che vive, impara, prega, piange, mangia, fa festa, si fa domande, si indigna, saluta i vicini, lavora, gioca, si lava, osserva, paga le tasse, studia, ha la polvere sui piedi, contratta il prezzo del tavolo appena finito, va in sinagoga ogni sabato,…
Un lungo apprendistato, come noi, per diventare uomini e donne per davvero!
E poi ci ha fatto sorridere la coincidenza… perché ultimamente nelle nostre chiacchierate-sfogo serali in terrazza abbiamo detto mille volte "porca vacca!" .. Per tante situazioni di superficialità della gente, di alcuni preti, dei murari che stan pavimentando la strada sotto casa senza mettere i tubi perché sfoghi l'acqua piovana (progetti fatti più che dal bue, dall'asino!); per tante, troppe situazioni di povertà (alcune materiali; altre, molte, culturali, relazionali, di senso)… Ci sembra tante volte di irrigidirci più sulla "porca vacca" che sul fatto che nel presepio c'è un divino Niño che è la speranza e l'anima di ogni cambio possibile. È bello come i bambini stupirsi ed entusiasmarsi per le cose belle, e guardando bene il presepio della nostra vita ce ne sono, eccome!
Stimolati, dunque, dal "mira la vaca grande" siamo riusciti ad accorgerci di alcuni miracoli che stan succedendo in questa parrocchiona di periferia (di Quito e del mondo): 40 persone che hanno frequentato il corso biblico e ci hanno "sopportato" per 4 domeniche pomeriggio, e hanno voglia di continuare (una metà si sono resi disponibili per fondare alcuni gruppi biblici nei vari barrios!); Flavio che con le signore del gruppo Caritas ha comprato quintali di riso, lenticchie, zucchero, tonno, olio, ecc., per fare circa 200 "fundas solidarias" (borse solidali) che molta gente ha comprato a 12 $ per appoggiare il fondo del gruppo o addirittura per regalarla a qualche povero; un'azienda italiana, la Venpa, che invece di farsi i regali di Natale è 3 anni che ci manda migliaia di euri per i progetti dell'asilo e del doposcuola; gruppi giovanili e missionari in diocesi di Padova che si danno da fare in questo tempo di crisi finanziaria per l'unico investimento sicuro: i poveri!; un'amica che, per quel che ci dicono, sta lottando con speranza con una robetta non da poco come una malattia seria; la disponibilità di molti laici a offrire tempo per formarsi e per stare in missione (Lorenza Bertazzo arriverà il 6 gennaio per vivere qui tre anni… speriamo non ci porti carbone!!);…
Ecco in poche parole gli auguri di Natale:
Flavio, Mauro e Nicola
Foto serale dalla cucina... cosa ci indicherà la stella?
La nostra Nazaret, luogo del quotidiano, terra di frontiera, incrocio di molte culture