Dalla Punta Penia (Marmolada) guardando verso il Pelmo (foto di Lele)
In ferie (itaiane) me la sono proprio goduta,
• sia per essere stato in famiglia con papà, mamma, fratelli e sorelle e nipoti (certe cose, pur nella semplicità del quotidiano, ricreano il cuore), e zii e zie e cugini..
• sia per aver ritrovato amici vecchi e recenti (di A.C., di Cristo Risorto, Cittadella, di Lissaro, Ospedaletto, Maserà, amici professori ed exmieistudenti del liceo Cornaro, fratelli preti,..)
• sia per aver camminato in tre giretti (in compagnia di Morena, Abu, Rosanna, Paolo, Valerio, Lele) per le “nostre” montagne.
Una Marmolada stratosferica, una ferratona di grande soddisfazione in Moiazza, il sempre magico laghetto turchese del Sorapiss… non c’è che dire: sono belle, proprio belle. Certo, ben più piccole delle montagne dell’Ecuador (la cima della regina delle Dolomiti è poco più alta di casa mia a Quito!), ma con pareti verticali, guglie, campanili, creste estremamente variate.
Giovedì sono stato ad accompagnare Elena e Riccardo (parenti di don Nicola in visita) a toccare quota 5000 sul Cotopaxi in una giornata limpida: splendido! (anche se poi mi è venuto un mal di testa… il mio corpo non si è neancora riabituato alle quote alte…). I vulcani della cordigliera andina sono grandi, maestosi.
In ferie (itaiane) me la sono proprio goduta,
• sia per essere stato in famiglia con papà, mamma, fratelli e sorelle e nipoti (certe cose, pur nella semplicità del quotidiano, ricreano il cuore), e zii e zie e cugini..
• sia per aver ritrovato amici vecchi e recenti (di A.C., di Cristo Risorto, Cittadella, di Lissaro, Ospedaletto, Maserà, amici professori ed exmieistudenti del liceo Cornaro, fratelli preti,..)
• sia per aver camminato in tre giretti (in compagnia di Morena, Abu, Rosanna, Paolo, Valerio, Lele) per le “nostre” montagne.
Una Marmolada stratosferica, una ferratona di grande soddisfazione in Moiazza, il sempre magico laghetto turchese del Sorapiss… non c’è che dire: sono belle, proprio belle. Certo, ben più piccole delle montagne dell’Ecuador (la cima della regina delle Dolomiti è poco più alta di casa mia a Quito!), ma con pareti verticali, guglie, campanili, creste estremamente variate.
Giovedì sono stato ad accompagnare Elena e Riccardo (parenti di don Nicola in visita) a toccare quota 5000 sul Cotopaxi in una giornata limpida: splendido! (anche se poi mi è venuto un mal di testa… il mio corpo non si è neancora riabituato alle quote alte…). I vulcani della cordigliera andina sono grandi, maestosi.
L'itinerario per arrivare a 5000: dal rifugio (cerchiato in giallo) all'attacco della via normale (cerchietto rosso)
Sono meglio le “nostre” montagne o le Ande? Mi son reso subito conto che la domanda è decisamente stupida. Meglio, peggio…no! Semplicemente diverse!
Qualcuno in vacanza mi chiedeva: È meglio in missione o a Padova?
Né qui ne lì.. sono realtà semplicemente diverse.
Che fortuna la diversità! Che bello cercare di accoglierla… e lasciarci crescere dal confronto, lasciarci provocare dal “diverso”..
E non è mica facile! Spesso mi viene da chiudermi nelle “mie” verità e sicurezze come fossero le uniche e le migliori. Come per esempio ieri… Abbiamo tenute aperte le iscrizioni al catechismo per tutto il mese di settembre, tutti i giorni… e arrivano a iscrivere i bambini fuori tempo massimo dicendo: “Padrecito, no sea malito!” (Padre, non essere cattivo). E io: “No soy malito, soy serio!”. La tentazione di dirgli di no, così imparano ad ascoltare gli avvisi, a venire a Messa, a leggere i cartelloni che abbiamo sparpagliato per la parrocchia con i tempi e orari di iscrizione, è forte. Poi ascolti le storie, capisci che molti non conoscono la parrocchia, o non vengono a Messa perché non sanno dov’è la chiesa, o abitano un po’ lontano e non c’è il bus, o lavorano fuori Quito, o non sono venuti a iscrivere i bambini perché non avevano i 3$ per il libro e aspettavano che gli pagassero la “quincena” (a metà mese, metà stipendio),…Insomma una palestra di umiltà perché non c’è solo la nostra maniera di organizzare le cose. Certo, continueremo a educare, ma con molta pazienza e serenità. Scoprire che l’altro non è come me aiuta stare sereni.
Meglio allenarsi ad avere cervello e cuore grandi che farsi il fegato grosso.
Penso a quel che ho respirato un po’ a Padova: l’esaltazione del tema della sicurezza, la paura dell’immigrato, l’opposizione a priori a quelli dell’altro partito-schieramento… rischia di creare un mondo di isolati, chiusi nelle proprie verità e quindi nelle proprie paure.
Meglio aprire le finestre e sapere che il mondo è grande, che la gente è tanta, che i modi di pensare sono diversi.
Non dico che tutte le idee sono buone, né che bisogna giustificare tutto, ma che prima della verità della mia testa vengono le persone. Se c’è da sottolineare un aspetto mi sembra che sia la congiunzione, non l’alternativa: “sia questo che quello” e non “o questo, o quello”.
Il tutto per dire che camminerò volentieri sia sulle Dolomiti che sulle Ande!
Ci risentiamo presto!
Eccomi riflesso negli occhiali di Riccardo
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